Il percorso, simboli, immagini, suoni: una questione d’amore - Le Cronache
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Il percorso, simboli, immagini, suoni: una questione d’amore

Il percorso, simboli, immagini, suoni:  una questione d’amore

Di Olga Chieffi

“Noi non cesseremo l’esplorazione

E la fine di tutte le nostre ricerche

Sarà di giungere là dove siamo partiti,

E conoscere il luogo per la prima volta”.

T.S. Eliot – Quattro quartetti

 

Vi sono talora immagini, simboli, suoni, che ci colpiscono fin dall’infanzia, le cui cause o fonti possono essere anche fuori della nostra esistenza o memoria immediata, e che, tuttavia, ci accompagneranno per un’intera vita che, anzi, spesso la determinano nell’orientamento, nell’opera, nelle sue capacità o in un’arte da acquisire. Quelle immagini possono restare sommerse nel fondo della nostra esistenza, ma ritornano nascostamente ad affascinarci, guidando i nostri passi. Taluni simboli, come quelli dell’arte, hanno una loro recondita capacità di autonomia, quindi di migrazione, una libera potenza che può renderli a lungo resistenti e veicoli mutevoli in grado di attirare e trattenere nel nostro orizzonte nuovi mondi, di tracciare un percorso. E’ abitudine di questa testata, nel giorno di San Matteo, dare un tema allo speciale dedicato al Santo Patrono, per cercare di andare “oltre” quel nostro annuale “ridire”, “ricordare”, l’agiografia del santo, la processione tra sacro e profano, i fuochi d’artificio, la tavola, la banda, in quel fatidico doppio volto, che è nel sentire di tutti noi. Quest’anno il tema è  il percorso. Prendendo spunto da quello compiuto dalle spoglie di San Matteo e dei Martiri salernitani vi condurremo attraverso le passioni dei nostri remoti sentieri, su cui incontreremo i simboli dell’equinozio d’autunno nella grotta di San Michele, il significato della processione, il percorso musicale, quello spirituale, quello della comunicazione, sino a quello del fuochista che crea la sequenza degli spari. L’accezione di ogni percorso è quella di “ri scoprire”, “ri conoscere” ciò che siamo: quindi un processo di auto conoscenza, di comprensione profonda a tutti i livelli. Non si tratta però di aderire, accettare, né di rifiutare o negare un certo sistema di credenze filosofiche religiose. Si tratta invece di riflettere, di investigare su noi stessi, sulla nostra cultura, senza dare mai nulla per scontato, progressivamente disidentificandoci dalle idee, dai giudizi e dai ruoli che “giochiamo” nella vita, per essere pronti al dubbio, al cambiamento. Il cammino è purificazione, disinquinamento: avvieremo, tra queste colonne, riflessioni anche sulla sensibilizzazione nei confronti della natura e sul senso di appartenenza territoriale. L’ambiente come fattore culturale costituisce il riferimento indispensabile per la “memoria collettiva”, poiché ci dà l’illusione di non cambiare con il tempo e di ritrovare il passato e il presente. Ma non si sfugge al tempo, “processo”, quindi allo svolgimento, all’ evoluzione, a quel senso di cammino, dove questo percorso non sarà affatto lineare, ma potrà essere visto come una spirale, simbolo di energia e ri-nascita, visto che andiamo a celebrare il Capodanno dei Salernitani. Ad ogni giro della spirale la nostra familiarizzazione si approfondirà e acquisirà una maggiore stabilità: gireremo intorno al tema, ma su piani differenti. Per mantenere il giusto “passo”, ovvero la distanza tra la posizione iniziale e quella finale del punto che forma la spirale, dopo avere compiuto l’intero “giro”, vi invitiamo ad usare la “mente del principiante”, del “puro folle”, cioè la capacità di ri-iniziare il racconto, allo scopo di ottenere, alla fine del percorso, nuovi occhi per guardare.

 Fotografia  Nicola Cerzosimo

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