Nobile e la voce di Annalisa D’Agosto - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Nobile e la voce di Annalisa D’Agosto

Nobile e la voce di Annalisa D’Agosto

di Olga Chieffi

Continuano i “Concerti in azienda” organizzati dall’Associazione Concerti d’estate di Villa Guariglia”, nell’ambito del progetto Campagna Amica promosso da Coldiretti Salerno e Camera di Commercio. Questa sera, alle ore 21, l’ appuntamento a Sieti presso i noccioleti dell’azienda agricola “Nobile”, i cui prodotti verranno degustati in un’antica dimora con una splendida corte interna Il Nocciolo Selvatico. Cucina molto semplice e genuina, con il continuo richiamo alle ricette regionali e la regola naturalmente degli ingredienti dell’ azienda Nobile, con verdure, funghi, erbe selvatiche, ortaggi biologici, e la regina assoluta del giffonese, la nocciola tonda. Per l’occasione la direzione artistica dei concerti ha affidato la colonna sonora di questo incontro al soprano Annalisa D’Agosto, in duo con il pianista Luigi Maresca e la voce narrante di Enrico Siniscalchi, che trasformeranno l’ambiente in un salotto a cavaliere tra Ottocento e Novecento della grande Napoli musicale., che non ha mai smesso di suonare e cantare. Ritroveremo la canzone colta dei Passatempi musicali di Guglielmo Cottreau, i legami con l’opera canzoni celeberrime, ma come mai si erano ascoltate, frutto di una recherche, che da parte di Enrico Siniscalchi, da “Fenesta vascia”, che ritroviamo nella rilettura virtuosistica e retorica che Franz Liszt ha inserito in Venezia e Napoli, e ancora il Gaetano Donizetti, di “Me voglio fa na’ casa”, ma la sirena Partenope continuerà ad epifanarsi sulle melodie che sono parte del nostro più intimo sentire, da Marechiare, datata 1985 e la sua celebre fenesta, che indusse un oste a costruire ad arte la scena a beneficio dei turisti, per alimentare la leggenda della fenestella e del garofano int’ ‘a na testa, passando per ‘ A vucchella, del 1903, la scommessa dell’ “immaginifico” Gabriele D’Annunzio seduto ai tavolini del Gran caffè Gambrinus, vinta a spese di Ferdinando Russo che sfidò l’ abruzzese, a scrivere dei versi in lingua napoletana, sappiamo che non mancherà “I’ te vurria vasà”, d’inizio secolo scorso, descrive un momento di intimità tra due amanti in un giardino profumato di malvarosa, poco prima dell’alba, attraversato da un refolo di vento. Il poeta veglia la propria donna addormentata, combattuto tra il desiderio di svegliarla con un bacio e la mancanza del coraggio necessario a rompere quel momento d’incanto. E ancora la melodia di Saverio Mercadante e del suo librettista Marco d’Arienzo, omaggiata nella sua “La rosa”, la palummella, il cui impianto musicale essenziale è quello dell’aria di Brunetta dall’opera buffa “La Molinarella” di Niccolò Piccinni, coincidente anche con la melodia, Te voglio bene assale, attribuita a Donizetti. Largo spazio, quindi, alla presentazione dell’ultima incisione di Annalisa D’ Agosto, dedicata ad Antonio Di Iorio, con Voce da o mare, Comme a Luna, Barcarola napulitana e Mandulinata mia, portati al successo dai maggiori esponenti del mondo artistico partenopeo come E. Donnarumma, G. Pasquariello, A. Gill, R. Viviani. tanto che il Di Jorio. venne giudicato, dopo Tosti, l’unico compositore abruzzese degno di figurare tra i sommi interpreti della grande tradizione partenopea. Finale di questo percorso, un breve itinerario che si snoderà attraverso quei luoghi e quelle tematiche, celebrate nelle nostre canzoni, esaltando il carattere creativo della poesia popolare, che si perpetua perennemente attraverso molteplici e costanti modificazioni, elaborazioni e ricreazioni, diventando patrimonio espressivo della collettività, ogni qualvolta un singolo individuo li ricanti e li riempia della sua stessa personale spiritualità. Musiche e versi dell’altezza di “Voce ‘e notte”, “Core ‘ngrato”, “Passione” “Torna a Surriento”, che con i loro contenuti hanno raccontato semplicità ed erotismo, essoterismo e magia, rituali sacri e profani, feste popolari dove le suggestioni, le intonazioni, le evocazioni di un vernacolo che è più una lingua che un dialetto si trasforma in un canto ora dolente, ora euforico, capace di esprimere l’eterno incanto dei sensi di questa magica città.