Piero De Luca: lavoro e giovani sono fondamentali - Le Cronache
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Piero De Luca: lavoro e giovani sono fondamentali

Piero De Luca: lavoro e giovani sono fondamentali

“Continuiamo a parlare di temi concreti, di programmi che interessano la vita reale delle persone e soprattutto dei giovani, in particolare nel Mezzogiorno” . A dirlo l’onorevole Piero De Luca, candidato alla Camera dei Deputati nella Circoscrizione Salerno-Avellino, nel collegio proporzionale, a margine dell’incontro “Sud, la nuova frontiera. Giovani, imprese, welfare2.0”, svolto al Polo Nautico di Salerno. Sentiamo parlare da anni della “grande questione meridionale”. Che non c’è sviluppo per il Paese se non c’è rilancio del Mezzogiorno… “È esattamente così. In questa affermazione c’è una grande verità. Anche per questo nella mia azione politica c’è sempre stata una grande attenzione per il Sud. Nell’ultima legislatura sono state approvate misure importanti a partire dalle Zes per incentivare l’insediamento di nuove aziende nelle aree industriali del Mezzogiorno, e come gli sgravi fiscali per le assunzioni di personale. Cui si sono aggiunti gli 86 miliardi di risorse del Pnrr per sostenere gli investimenti, la crescita e lo sviluppo del Mezzogiorno. Ora serve uno scatto ulteriore. La politica deve assicurare un impegno forte e duraturo per colmare gap storici e ormai insopportabili. Che mettono i cittadini del Mezzogiorno in una condizione di difficoltà e svantaggio in termini di prestazioni, servizi, salute, assistenza, lavoro, futuro”. Che fare allora? “Il Partito democratico propone un cambio di paradigma: noi crediamo che l’Italia potrà avere una crescita forte, durevole e sostenibile solo se saprà colmare questi divari territoriali. Per farlo dobbiamo partire innanzitutto dal lavoro. I dati mostrano chiaramente che le differenze in termini di PIL pro-capite tra Nord e Sud, si spiegano principalmente per la diversa partecipazione alla forza lavoro: nelle Regioni meridionali il numero di occupati in rapporto alla popolazione in età da lavoro è diminuito ininterrottamente dagli anni Cinquanta. E questo colpisce soprattutto i giovani e le donne, che si trovano di fronte ad un’unica scelta: andarsene”. Parliamo, però, di un esodo storico. Possiamo dire ormai consuetudinario “È questo è scandaloso e inaccettabile. Negli ultimi 10 anni l’emigrazione netta dal Sud e Isole verso il Centro-Nord ha superato il mezzo milione di persone, una cifra equivalente all’intera Basilicata. Adesso basta. La sfida del Mezzogiorno non è una causa persa, come si vuol fare credere. Il Meridione ha tante potenzialità, grande vitalità e capacità di innovazione. Nelle forze sociali e imprenditoriali, nelle forme della cittadinanza attiva, in luoghi che rappresentano il cambiamento possibile, in realtà che sperimentano già quel modello di sviluppo sostenibile che vogliamo perseguire”. Come? “Il primo passo è quello di rafforzare le reti dei servizi sociali e delle prestazioni essenziali, costruire nuove, stabili, opportunità di lavoro. Dobbiamo creare le condizioni affinché il destino di una persona non sia segnato dalla famiglia e dal luogo in cui nasce: i giovani del Sud devono essere liberi, di andare, di tornare. Devono avere gli stessi diritti di altri coetani che nascono e vivono in altre aree del Paese. Noi vogliamo garantire loro il “diritto a restare”. Per questo servono investimenti nell’istruzione e nella formazione, dall’asilo all’Università. A cui affiancare infrastrutture di trasporto e sociali, così come servizi per realizzare un Sud inclusivo e connesso”. Tutto ciò riguarda il futuro. Cosa fare per avere lavoro subito? “Bisogna intervenire nella Pubblica Amministrazione con un programma di rigenerazione basato sull’inserimento di nuove energie. Le regioni del Mezzogiorno e insulari sono quelle che presentano le maggiori carenze di personale nelle PA. Con un serio piano di assunzioni, entro il 2024, potremo dare lavoro a 300.000 giovani. Centoventimila negli anni successivi fino al 2029. Abbiamo una Pubblica Amministrazione che va rafforzata e rimodernata: negli ultimi 10 anni, più di mezzo milione di giovani se ne è andato. Questa è la prima grande emergenza nazionale. Non più accettabile. Del resto, solo con l’inserimento di giovani nella macchina burocratica pubblica è possibile pensare ad una sua trasformazione in termini di innovazione e digitalizzazione. E, con una PA efficiente migliorano i servizi alle famiglie e cammina anche l’economia. Un beneficio per tutti, insomma”. A quanto ammontano oggi le carenze di personale nella Pubblica Amministrazione al Sud? “Abbiamo delle stime che ci dicono che parliamo di oltre 200.000 dipendenti persi tra il 2010 e il 2019, a cui vanno aggiunti coloro che hanno lasciato il Sud negli anni successivi della pandemia. Per non parlare delle potenziali perdite che, continuando su questo trend, il Mezzogiorno subirebbe in prospettiva. Mentre cerca di recuperare i lavoratori persi. E tutto questo senza considerare il potenziamento e lo sviluppo (rispetto al 2010) della macchina amministrativa e l’assicurazione di nuove e più elevate funzioni alle quali la PA potrebbe e dovrebbe aspirare. Un vuoto enorme che deve diventare una grande occasione che va colta non solo per motivi di equità, tutti i cittadini devono avere le stesse opportunità. Ma perché la riduzione dei divari tra popolazione, imprese e territori è la condizione necessaria per riavviare lo sviluppo nazionale. Se riparte il Sud, riparte l’Italia intera”.