Prete (Unioncamere): “Bisogna fare qualcosa al più presto per evitare una pericolosa inflazione” - Le Cronache
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Prete (Unioncamere): “Bisogna fare qualcosa al più presto per evitare una pericolosa inflazione”

Prete (Unioncamere): “Bisogna fare qualcosa al più presto  per evitare una pericolosa inflazione”

di Arturo Calabrese

Il presidente di UnionCamere Nazionale e presidente della Camera di Commercio di Salerno Andrea Prete interviene sul caro prezzi, sui prezzi esorbitanti e sulle difficoltà che le aziende, come anche le famiglie, si troveranno ad affrontare. Il focus di Prete parte da Salerno per poi allargarsi alle aziende di tutta Italia, da Nord a Sud.
Il caro energia, purtroppo, sta entrando nelle vite degli italiani. Tante le attività messe in ginocchio da bollette altissime e prezzi delle materie prime in aumento. Un suo commento…
“Le aziende hanno enormi difficoltà ed è una situazione generalizzata. In passato abbiamo assistito all’impennata di una particolare materia prima, ma oggi tutto sta aumentando o lo ha già fatto. Il problema deriva anche dalla guerra in Ucraina, ma dobbiamo voltarci indietro per capire bene cosa sia accaduto. Ad esempio, perché si è investito poco sulle rinnovabili? Noi come nazione dipendiamo dalle produzioni energetiche estere. Compriamo, dunque, l’energia da altri Paesi pagandola anche tanto. La soluzione sarebbe investire su quelle fonti pulite come il sole o il vento, ma anche le altre soluzioni che si potrebbero definire verdi. Inutile anche pensare al nucleare perché se si inizia oggi a costruire una centrale, i lavori termineranno tra un decennio e se invece parliamo nel nucleare di nuova generazione, si potranno avere dei risultati solo nel 2050. Possiamo dunque parlarne? Assolutamente no, perché le soluzioni devono arrivare in pochissimo tempo. Il tempo degli indugi è finito, così come quello del non fare. Ricordo la questione del Tap in Puglia: oggi sarebbe un qualcosa di utilissimo. Una visione futura diversa, nel recente passato, avrebbe migliorato le cose oggi”.
Quali le soluzioni?
“Le rinnovabili, innanzitutto, ma anche i rigassificatori che altro non sono delle strutture in mare aperto che trasformano il gas da liquido a gassoso. Se abbiamo queste infrastrutture, possiamo staccarci dal gas russo e acquistare quello liquido dall’America, ad esempio, che arriverebbe sulle navi e poi trasformato. Su questo deve lavorare il nuovo governo. Guardiamo agli altri, ma non agiamo concretamente. Una politica energetica forte e precisa è la giusta soluzione per uscire dalla crisi e risollevare le aziende”.
Secondo Lei, quale programma elettorale di quelli oggi in campo può essere il migliore in tal senso?
“Non ho indicazioni e non entro nel dibattito politico, ma auspico che venga eletta una classe dirigente capace di portare il Paese fuori dalla crisi. Bisognerà evitare gli errori del passato e non ricadere nello sbaglio. Evitiamo promesse a vuoto perché la situazione è davvero tanto, troppo, drammatica”.
Con la pandemia, le conseguenze della guerra in Ucraina e l’aumento delle materie prime, tante le aziende a rischio chiusura. Ci sono dati relativi alla provincia di Salerno?
“Dare dei numeri o dei dati è impossibile allo stato attuale. Le cancellazioni dai registri seguono iter molto lunghi che non permettono di avere dei numeri in modo tempestivo. Certo, è indubbio che siano immense difficoltà e lo vediamo ogni giorno. Salerno soffre, ma soffre l’Italia intera e anche l’Europa. È un problema sovranazionale che non può essere circoscritto alla provincia di Salerno o a qualsiasi altro territorio italiano. L’azienda lombarda ha lo stesso problema di quella laziale e così via. Unioncamere è vicino alle aziende, alle attività ed anche alle famiglie, ma possiamo fare poco”.
In città e in provincia la situazione può definirsi allarmante?
“Sì, ma non solo. Se è allarmante a Salerno lo è anche a Milano. Volendo focalizzare sulla nostra provincia, posso dire che le industrie legate al pomodoro, che in questo periodo lavorano moltissimo, stanno affrontando costi dell’energia elevatissimi. Ciò porterà all’aumento del prodotto per il consumatore finale e quindi l’aumento del costo del cosiddetto carrello della spesa. La conseguenza? Sarà l’inflazione perché il denaro perderà valore di acquisto e si innescherà un circolo vizioso”.
È doveroso, dunque, un atto forte da parte di Roma?
“Il Governo Draghi è ancora in carica e può ancora decidere in ogni materia. Ha fatto e continuerà a fare qualcosa per calmierare i prezzi seppur risulti molto difficile. Si deve continuare in tal senso per far sì che i prezzi tornino ai livelli dello scorso anno perché così non si può andare avanti. I prezzi nei negozi stanno già aumentando e l’inflazione è ormai dietro l’angolo”.
Lei come prevede che vadano le cose nel breve e medio termine?
“Ci sarà un cambio nella spesa degli italiani. Su qualcosa si farà economia, come sempre, ma su alcune cose no. L’esempio sono i beni non primari: chi può permetterseli non baderà all’aumento. I beni primari hanno già subito aumenti e su quello si farà economia. Chi di dovere, quando andrà a Palazzo Chigi, dovrà fare di tutto purché si risolva tale emergenza. Tutti danno una ricetta, ma attuarla sarà complessa. Mi auguro che ci siano persone competenti a lavorare per il futuro di questo Paese”.