Paolo Novi: “La città di Angri purtroppo è in una situazione di stallo” - Le Cronache
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Paolo Novi: “La città di Angri purtroppo è in una situazione di stallo”

Paolo Novi: “La città di Angri  purtroppo è in una situazione di stallo”

di Anna Villani

Paolo Novi è figlio d’arte, nel senso che suo padre Giovanni è stato il capostipite di una nota famiglia di fotografi, alfiere dell’arte della foto nell’Agro nocerino sarnese. Anni 49, giornalista e fotografo, ha seguito le orme paterne e dei fratelli, scegliendo anche lui di lavorare dietro all’obiettivo, ama viaggiare, scoprire il mondo, muoversi, conoscere nuovi luoghi. È stato in Giappone ed Australia, ha vissuto e lavorato a Roma, maturato una solida formazione professionale in Italia e all’estero e dopo circa vent’anni, è ritornato nella sua amata Angri. Oggi riveste alcune cariche istituzionali, numerose Presidenze, come quella di Click@ngri, Canon Club Campania, InFocus e tante altre. Ideatore di diverse iniziative nel mondo dell’immagine e della comunicazione visiva. Presidente Novi, una vita avventurosa la sua? Credo che la vita di ognuno di noi, sia già un’avventura, che affrontiamo in modo diverso, in base alla nostra individualità e al proprio modo di essere. Da ragazzino avevo un’indole, sotto alcuni aspetti, ribelle e allo stesso tempo un animo eccentrico, ma come accade spesso in questi casi, si nasce incendiari per poi col tempo diventare pompieri. In ogni caso, direi, decisamente, una vita avventurosa. Giappone, Roma, cosa Le è rimasto dentro tra tutte le esperienze fatte? Sono del parere che, nella vita, sia meglio rimpiangere le cose fatte che quelle mai fatte, questo per dire che le esperienze, qualsiasi esse siano, ti lasciano sempre e comunque qualcosa di interessante. Lo scrittore Oscar Wilde diceva che “l’esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errori”. Allora, posso dire di aver fatto molti errori, quello però che mi resta dentro, di questi errori è la consapevolezza di sapere quali vadano ripetuti. Consiglierebbe ai giovani di viaggiare? E per quale motivo? Senza ombra di dubbio, sì. Viaggiare per tutta la vita. La vita stessa è un grande viaggio. Ho sempre viaggiato, per piacere, per lavoro ed ogni qual volta mi si è presentata l’opportunità. Per quale motivo? Ogni individuo nasce con proprie caratteristiche, molte di queste gli vengono trasmesse da chi li ha generati, ma poi resta a noi saper esprimere le potenzialità di quei geni. Per manifestare al meglio la soggettività, l’intelligenza, la personalità o comunque le proprie attitudini, devono essere stimolate ed allenate. In che modo? Nella stessa maniera in cui realizziamo e plasmiamo l’educazione, la formazione e la cultura della nostra persona. Resta difficile spronare la propria creatività ed immaginazione senza oltrepassare le proprie mura di casa, senza aver mai viaggiato. La grandezza di una coscienza, si assimila attraverso il percorso della conoscenza della vita. Ciò si può apprendere dai libri che hai letto o dal tipo di studio che hai fatto, si può conoscere dai luoghi o dai posti che hai vissuto, oppure si può imparare dai racconti della gente che hai incontrato e conosciuto nel tuo percorso. Ma in tutti e tre i casi bisogna “viaggiare”, sia con la mente, sia con il corpo che con lo spirito dell’immaginazione. Ha portato i Lions ad Angri, una sfida o una opportunità? Ad essere sincero, sono stati i Lions a venire ad Angri. Cercavano una persona con dei precisi requisiti ed un ex sindaco, mio amico, mi ha proposto. Ho sposato subito il nobile scopo e lo spirito associativo dei Lions, il cui motto è “We serve” (in italiano “Noi siamo al servizio”). Il Club di Angri nasce nel 2019 ed è un Club satellite di Nocera e dell’Agro. Non nasce né da una sfida né da un’opportunità, bensì da qualcosa in cui uno crede, come può essere il principio di una qualsiasi associazione. Anche se, sono convinto che Lions non si ci diventa, ma si ci nasce, alcune cose bisogna sentirle dentro e non esternarle fuori. Viviamo in una società sempre più egoistica e solitaria, dove si vive di apparenza e poca concretezza, dove sembra che il Dio denaro, il potere e la notorietà siano gli unici obiettivi umani. Una odierna epoca dove le parole come “sacrifici” e “valori” sono sempre più in via di estinzione, perché ormai i sacrifici non li vuole fare più nessuno. Mentre bisognerebbe comprendere che nella vita non c’è alcuna felicità così perfetta come il sacrificio per raggiungerla. La società siamo noi, composta da ogni singolo individuo, noi tutti abbiamo il dovere morale di fare la propria parte in base alla propria disponibilità, capacità e possibilità per riportare una comunità, deviata da falsi ideali, sulla retta via. Un insieme di individui uniti da rapporti di varia natura in cui si instaurano forme di cooperazione, collaborazione, divisione dei compiti, che assicurano la sopravvivenza dell’insieme stesso e dei suoi membri, soprattutto delle fasce più deboli. Questo vuol dire essere una società civile, allora i Lions possono essere anche un’opportunità di riscatto per una intera comunità. Quali iniziative avete promosso ad oggi? Nonostante il periodo di restrizione degli ultimi anni, causato dal covid19, i Lions non si sono mai fermati. Il Lions Clubs International è un’associazione filantropica ben ramificata in tutto il globo, la più grande organizzazione di servizio al mondo. Numerosi i service realizzati e promossi dal nostro Club e da altre circoscrizioni o ancora in collaborazione con altri (enti, associazioni, circoli ecc.). Molti eventi sono stati realizzati in cooperazione con le scuole del territorio. Credo che noi adulti abbiamo una grande responsabilità educativa e di sensibilizzazione verso i nostri giovani, in quanto non siamo stati proprio di buon esempio negli ultimi anni. I piccoli ci osservano, ci scrutano e ci imitano. Il più grande investimento deve partire dalla scuola. Quella dell’infanzia, la primaria, la scuola secondaria di primo grado, ancor prima delle superiori o dell’università. Insegnare non è un mestiere o una professione, ma una missione e dobbiamo sforzarci di dare il meglio del meglio, una scuola che possa formare e creare uomini buoni per il loro futuro. Quali iniziative ha in programma? Tanti i progetti in cantiere, senz’altro continuare a collaborare e cooperare con la scuola, educando e coinvolgendo, le anime più delicate e pure della nostra comunità, con la speranza che possano, un domani, agire e salvare il pianeta dall’egoismo umano. Cosa le piacerebbe organizzare nella sua Angri? Tanto, perché ne ha veramente bisogno. Angri, purtroppo, si trova oggi in una situazione di stallo, di arresto, in standby, in un vero punto stagnante. Organizzare significa dare un assetto organico e funzionale ad un qualcosa, cooperando con gli enti ed associazioni del territorio, disponendo i vari elementi che lo compongono in modo che possano operare insieme per il raggiungimento di un fine comune. Il modello organizzativo degli ultimi anni non ha permesso tutto questo, la politica è fatta dagli uomini e non abbiamo avuto giuste risorse umane, ma soprattutto capaci da farci uscire da queste perenni sabbie mobili. Davvero secondo lei vale sempre il motto: “nemo profeta in patria”? Ho sempre ritenuto che nei modi di dire, proverbi, detti popolari, aforismi o locuzioni varie ci sia un pizzico di saggezza. Questa specifica espressione latina, tradotta in “nessun profeta è gradito nella sua patria”, la ritroviamo nei quattro Vangeli pronunciata da Gesù in Nazareth in riferimento all’accoglienza fredda avuta dai suoi conterranei durante una liturgia. È una espressione in parte vera che tutt’oggi è utilizzata per esprimere la difficoltà che le persone hanno nell’emergere in ambienti a loro familiari dando per scontato che in ambienti estranei sarebbe meno difficile far valere le proprie capacità. La si usa anche per lamentare il fatto che il proprio operato non venga apprezzato proprio da coloro che si hanno più vicini. A volte alcuni sentimenti, come invidia, gelosia, rivalità ed ostilità emergono proprio in quelle persone che ci conoscono da sempre. Ma credo che se tu sei un vero profeta, resti tale ovunque tu sia. La bravura, come la capacità, l’intelligenza o il talento non possono essere negate da nessuno, sono virtù che prima o poi devono eccellere in ogni caso. Come vede in questo momento la città? Restando in tema, potrei rispondere con aforismi in latino: “Mala tempora currunt”,corrono brutti tempi oppure “Homo faber suae quisque fortunae”, l’uomo è artefice del suo destino, o continuare ancora con altri, ma di certo tutte citazioni che non vedono Angri in buone acque. A memoria d’uomo non si ricorda un totale abbandono della città a sé stessa, ma la cosa ancor più grave sembra che di questo scadimento non se ne preoccupa o non interessi a nessuno. Come se la parte buona e capace di questa città avesse buttato via la spugna, abbandonandola nelle grinfie di chi non solo non la ama, ma non è in grado di fermare questo continuo sprofondare negli abissi.