Bambina di 3 anni maltrattata in una struttura di ristorazione - Le Cronache
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Bambina di 3 anni maltrattata in una struttura di ristorazione

Bambina di 3 anni maltrattata in una struttura di ristorazione

di Monica De Santis

Ha sporto regolare denuncia presso la stazione dei Carabinieri di Mercato San Severino, Patrizia Gallo, mamma di una bambina di 3 anni, rimasta vittima di un’esperienza tutta da dimenticare. ha sporto denuncia contro i titolari di una struttura, sita in una frazione di San Severino, dove si è recata insieme al marito e alla piccola, oltre che ad una coppia di amici con i loro due figli, nella giornata di ferragosto. Una giornata che doveva essere di festa e di relax ma che invece alla fine si è rivelata un incubo per Patrizia, la sua piccola ed il marito. Avevano scelto quella struttura perchè vi erano già stati, e lì avevano organizzato anche un evento. Si erano trovati bene e quindi avevano deciso di ritornare, considerando che la stessa è dotata di due aree una per gli adulti ed una per i bambini dove possono giocare, divertirsi ed anche pranzare insieme con le animatrici. Poi l’area adulti con tanto di piscina, così da potersi godere non solo il pranzo ma anche il sole e fare un tuffo. Questo in sintesi il programma che Patrizia e la sua famiglia insieme con i suoi amici si erano fatti. Ma non aveva messo in conto che la sua piccolina si sarebbe alla fine ritrovata vittima di una vera e propria aggressione da parte di una signora chiamata dai titolari del locale a dare una mano in una giornata che vedeva molte presenze. “Appena arrivati, abbiamo affidato la bambina alle istitutrici con le quali avrebbe trascorso la giornata (incluso il pranzo) in un’ala della struttura, non molto distante, dove è ubicata un’area giochi comprensiva di gonfiabili e piscina”. Spiega Patrizia ancora incredula di quanto successo e di come sia stata maltrattata la sua bambina “Dopo una serie di raccomandazioni alle ragazze e lasciando loro un recapito telefonico da utilizzare qualora ci fossero stati problemi, con mio marito ci siamo recati nell’area della struttura dov’è situata la piscina per adulti al fine di trascorrervi una tranquilla, giornata, fiduciosi del fatto che avessimo lasciato la bambina nelle mani di professionisti”. E fino a qui tutto procede bene. Ma le cose cambiano, come racconta ancora Patrizia, quando alle 14 circa, decidono di pranzare, ma, prima di avviarsi verso la zona ristorante, la donna decide di recarsi all’area giochi per vedere come stava e che cosa faceva la bambina. “Ed è in quel momento che, dalla porta d’ingresso della ludoteca, ho visto mia figlia, in lacrime, che vomitava ed una signora sulla settantina che, con una mano, raccoglieva il vomito della bambina quasi a volerglielo rigettare da dov’era uscito; con l’altra mano, l’aveva afferrata dal braccio e, scuotendola forte, le imponeva di smettere con tono di voce sostenuto. Ho iniziato a bussare alla porta, con forza, ci è voluto un po’ e alla fine mi hanno aperto. Così sono intervenuta togliendole la bambina dalle grinfie e chiedendole per quale ragione avesse fatto ciò che, pochi istanti prima, avevo visto. Le ho chiesto perché si trovasse lì, che titolo o qualifica avesse, dal momento in cui ero sicura del fatto di aver lasciato mia figlia con delle educatrici professionali. Tutto invano, poiché la signora non ha proferito parola”. E’ stato a questo punto che Patrizia, chiamando anche il marito non ottenendo le risposte che cercava, si è recata dai proprietari ed insieme hanno esposto il problema. “La risposta di questi è stata: ‘La signora viene chiamata da noi nei casi di necessità, per darci una mano, ma non ci sta con la testa!’. Dopo alcune ore abbiamo scoperto che, quest’ultima, ha un grado di parentela diretto con i proprietari. Rendo pubblico questo post affinché tutti sappiano ciò che è successo. Una struttura che offre un servizio di ludoteca, assicurando la presenza costante di personale qualificato, deve far il modo che, tale servizio, venga espletato nel miglior modo possibile e non consentire che, all’interno dell’area appositamente dedicata, possa entrare qualunque persona, in special modo se si tratta di una persona che, come loro stessi hanno asserito, non ci sta con la testa!. Quello che mi ha lasciato ancora più sconfortata è che i titolari non si sono neanche scusati per quello che era accaduto. Al contrario hanno proseguito il loro lavoro come se non fosse successo nulla”. A questo punto Patrizia, il marito e la bambina sono andati via e solo dopo la donna si è rivolta ai carabinieri per denunciare ciò che è successo alla figlia. “Mi auguro che in questo modo quello che è capitato a mia figlia non capiti ad altri bambini, perchè i bambini non si toccano, mai”.