“On waves” della musica - Le Cronache
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“On waves” della musica

“On waves” della musica

La splendida arena marina di Cetara inaugura questa sera alle ore 21, con un galà musicale con ospiti i pianisti Pietro Gratto e Antonio Anastasio, il flautista Vincenzo Scannapieco e il soprano Anna Corvino

 

Di Olga Chieffi

“E’ là, giustamente, l’origine. Noise e nausea e nautica, noise e nave sono della stessa famiglia. Non bisogna stupirsene. Non intendiamo mai bene ciò che chiamiamo rumore di fondo che al mare. Questo bailamme tranquillo o veemente sembra stabilito là per l’eternità. Lungo il piano orizzontale stretto si scambiano senza posa cadute d’acqua, stabili, instabili. Lo spazio è invaso, interamente, dal clamore; siamo occupati per intero dallo stesso clamore. Questa agitazione si trova nell’udito, al di qua dei segnali definiti, al di qua del silenzio”. Così scrive Michel Serres in Genesi e giustamente, “On Waves” la piattaforma montata sul nel porto di Cetara sulla quale si svolgerà l’intero festival estivo, che vedrà protagonista anche il cartellone “Frangenti” di Vincenzo Albano, sarà inaugurata, questa sera, alle ore 21, dalla musica, con due maestri costaioli, il pianista Pietro Gatto e il flautista Vincenzo Scannapieco da Cetara e il pianista Antonio Anastasio, a far gli onori di casa, che ospiteranno quale special guest  il soprano Anna Corvino. La serata principierà con l’ouverture del Barbiere di Siviglia in una trascrizione con quell’ introduzione che subito va ad inchiodare l’ascoltatore, in cui il ritmo ha sostanza fonetica, è “parola” sussurrata che si personalizza, circola, acquista voce “borghesemente” umana, sino a sbottare nell’allegria. Anna Corvino sarà quindi Susanna, per l’aria dalla nozze mozartiane “Deh, vieni non tardar”, cantata per far ingelosire il suo Figaro, prima di cedere la ribalta al flauto di Vincenzo Scannapieco, il quale eseguirà le variazioni attribuite a Fryderyk Chopin sull’aria “Non più mesta accanto al fuoco” dalla Cenerentola di Gioachino Rossini, dedicate al Conte Jozef Cichocki. Anna Corvino, vestirà quindi i panni di Rosina, per intonare la sua cavatina “Una voce poco fa,” la povera vittima degli usi e delle consuetudini, ma non così vittima, perché la docilità è femmina, quindi già preparata dalla nascita a graffiare gli avversari. Ed ecco Norma, in un silenzio attonito, il pubblico attenderà l’aria più celebre, “Casta Diva”, con le sue modulazioni arpeggiate per poi cedere la scena al flauto il quale attraverso il cesello lancerà il canto.  Nel secondo ballo «lento» dell’Orfeo di Gluck, degli Elisi,  c’è il flauto, che una volta udito non si scorda più». Il flauto si presta a tutti gli inquieti movimenti di questo dolore eterno, ancora improntato all’accento delle passioni agitanti la vita terrena. All’inizio non è che una voce appena percettibile, quasi timorosa di farsi udire; in seguito essa geme sommessa, si alza all’accento del rimprovero, a quello del dolore profondo, al grido di un cuore dilaniato da ferite insanabili, per ricadere finalmente, a poco a poco, nel lamento, nel gemito e nel rammarico d’un’anima rassegnata. “O mio babbino caro” l’aria di Lauretta dal Gianni Schicchi di Giacomo Puccini chiuderà la prima parte della serata. Poi i musicisti ci invieranno un acquerello di scuola napoletana. Da Je te voglio bene assaje a A vucchella, passando per  O marenariello, Reginella, Je te vurria vasà, la danza di Rossini, Funiculì Funiculà, musiche e versi che con i loro contenuti hanno raccontato semplicità ed erotismo, essoterismo e magia, rituali sacri e profani, feste popolari. Dal mare nascono e al mare ritorneranno, le note di questo finale, che abbracciano la tradizione popolare, la “poesia cantata” del repertorio d’autore, con il vigore ritmico e l’aggressività espressiva che sa trasformarsi in danza e nella eterna sfida di noi tutti alla vita.