Lo spirito del Festival di Ravello - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Lo spirito del Festival di Ravello

Lo spirito del Festival di Ravello

Stasera alle ore 20, si riaccendono i riflettori sul palco “più bello del mondo” con la stessa formazione e lo stesso programma di settant’anni fa, dedicato interamente a Richard Wagner. Taglio del nastro della LXX edizione con l’Orchestra del San Carlo e Juraj Valčuha

Di Olga Chieffi

Sarà un ritorno al passato, anzi al futuro, il concerto che stasera inaugurerà la LXX edizione del Ravello Festival, firmata da Alessio Vlad. Uno sguardo oltre questo importante e prezioso lasso di tempo e storia, poiché, oggi, evocando quel 18 giugno del 1953, con la stessa formazione, l’Orchestra del San Carlo e lo stesso programma wagneriano, si conferma e onora la memoria di una felice intuizione. Siamo tutti consapevoli che riflettendo sui primordi rende tutti noi, organizzatori e pubblico, consapevoli di quanto costruito, ascoltato e percorso fin qui e liberi, quindi, di guardare al futuro di questo festival. Lo spirito di questo storico appuntamento resta quella balance tra paesaggio, musica, riflessione, incontri, in spazi che da sempre hanno permesso, come lo fu per Richard Wagner, di ascoltare il silenzio, in tutte le sue forme, poiché esso non esiste, quale medium del movimento, del tendere avanti a sé, quale sinonimo dell’amplificazione, che, da stasera, riprenderà a restituire qualcosa di una drammaturgia segreta, portando tutti indistintamente a “fare parte della scena”. Riflettori, quindi sull’Orchestra del teatro San Carlo, con alla testa Juraj Valčuha, che principierà il concerto con il Preludio del primo atto dei “Die Meistersinger von Nürnberg”, che sintetizza e riassume in espressione musicale, come forse mai accade in altra opera di Wagner, tutto lo spirito e i contrasti dell’azione scenica sino alla finale, solenne celebrazione a lode dell’arte tedesca. Musicalmente il preludio è costruito su alcuni dei temi fondamentali, che ritorneranno nel corso dell’opera seguendo i criteri della tecnica dei “Leitmotive”: ai due temi principali legati alla maestà della Corporazione, scandito il primo in una marcia ostinata e metodica di accordi poderosi, simile il secondo a una squillante fanfara, si intrecciano uno dopo l’altro, con sfumature cangianti, i motivi dell’amore di Walther von Stolzing, cavaliere ardente di vita e di poesia. Si procederà, indi, con il Vorspiel und Isoldes Liebestod, dal Tristan und Isolde. Il Preludio, che aldilà di ogni possibile gerarchia è una vetta, se non l’apice della musica occidentale, incarna storicamente un inizio e una fine: l’ armonia non è più quella “inaugurata” da Bach e consolidata da Mozart e Beethoven; è il primo passo verso la musica moderna. Sulla melodia densa di sussulti, l’orchestra cresce gradualmente di volume, il flusso delle cadenze incomplete si fa più vertiginoso, sempre di più, siamo smarriti, non c’è un punto di riferimento finchè, dopo l’ennesima vorticosa, sinuosa, arrampicata del leitmotiv su se stesso ci avvolge il climax, la cadenza finale e decisiva, l’esplosione della volontà di potenza, “Nel respiro del mondo…/Nell’alitante Tutto… / naufragare…”; in cui, anche le fibre dell’ascoltatore sembrano disgregarsi e perdersi, in questo approdo finale dopo il quale la melodia si scioglie sussurrando su di un soffice tappeto armonico. Seguirà la scena dell’Incantesimo del Venerdì Santo dal Parsifal. Il “puro folle” si volge ad osservare la foresta e il prato ed esprime la sua ammirazione per la purezza e la bellezza di cui sono piene le erbe e i fiori e si sente legato ad essi da un’intima comunione. “È l’incantesimo del Venerdì Santo” – gli dice Gurnemanz – e continua rivelandogli la gioia della natura, purificata e rigenerata dal sacrificio del Redentore. La musica comincia col motivo della benedizione e del battesimo; segue il motivo del Lamento del redentore, che è contenuto già nel Preludio; poi si ode un motivo puro e melodico d’un carattere agreste e pastorale, che esprime l’incanto e la letizia che emanano dalle erbe, dai fiori, da tutta la natura rigenerata. La tranquilla onda melodica è interrotta da suoni cupi e agitati, col motivo della Cena Mistica e dell’amore, e con il tema del Lamento, ben presto la musica si rasserena; risuona di nuovo il tema della natura rigenerata; si ha un accenno del tema del Graal; infine, il secondo tema della purificazione si unisce con quello della natura in un finale di incomparabile bellezza. Ed ecco “Waldweben” dal Siegfried: il giovane eroe compie l’esperienza capitale dell’ immersione nella  natura primigenia, rappresentata da due motivi differenti, Waldweben, e Uccello del bosco, cinguettìo reale che Siegfried ascolta disteso sotto il tiglio. In questa scena cruciale l’eroe  prende coscienza del proprio passato e delle aspirazioni più profonde,   che  si materializzano in motivi legati prevalentemente all’eros, Desiderio d’amore, Freja, Vita della Natura. Finale con l’ouverture del Tannhauser di Richard Wagner, che non si limita a introdurre nel clima drammatico e musicale dell’opera ma ne descrive i conflitti fondamentali quali si manifesteranno poi nella vicenda e soprattutto nell’animo del protagonista, combattuto fra le tentazioni dei piaceri carnali rappresentati da Venere e il puro amore spirituale idealizzato nel personaggio di Elisabetta.