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Home Cronaca

«Chi voleva bene ad Anna avrebbe dovuto fare e non tacere»

Tommaso D'Angelo by Tommaso D'Angelo
7 Marzo 2022
in Cronaca, Pontecagnano, Primo piano, Provincia
Reading Time: 5 mins read
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«Chi voleva bene ad Anna avrebbe dovuto fare e non tacere»
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di Pina Ferro

 

Anna ha protetto tutti tranne se stessa”. Ad affermarlo è Enzo Borsa, 28 anni, fratello minore di Anna, la 30enne uccisa martedì scorso nel salone di parrucchiere dove lavorava. Ad sparare e, ad ucciderla con un solo colpo di pistola alla testa è stato Alfredo Erra ex di Anna. I due avevano avuto una relazione durata tre anni e che si era interrotta a luglio scorso. Alfredo Erra era ossessionato da Anna e non si rassegnava  alla fine del rapporto. Alfredo Erra martedì 1 marzo ha ferito (con tre colpi di pistola) anche Alessandro Caccavale, amico di Anna (si ipotizza che i due da qualche tempo uscissero insieme), che in quel momento si trovava nel salone.

Enzo, tu e Anna avevate un rapporto molto bello e unico…

«Io e Anna vivevamo in simbiosi. Ho perso la parte più bella del mio cuore. Pensa che ogni mese mi scriveva una lettera… Lei sapeva che io amavo leggere quello che mi scriveva. Sono sicuro che quando mi restituiranno la borsa di Anna dentro ci troverò la lettera di questo mese, magari sarà scritta a metà perché non ha avuto il tempo di completarla. E forse proprio in quella letterina avrebbe voluto dirmi qualcosa.  Io e Anna eravamo una cosa sola».

Invece, con Alfredo Erra che rapporti avevi?

«Fino a qualche mese fa lui indossava i miei vestiti, le mie scarpe, eravamo come fratelli, eravamo molto legati. Mi ha fatto una cosa che non avrebbe mai dovuto fare.  Poi le cose sono cambiate. Io con lui non avevo più rapporti. Circa un mese fa gli dissi che se non si fosse comportato bene io avrei agito di conseguenza. Lui mi schivava, aveva paura di me. Passava  davanti al mio negozi e mi sfuggiva…. Mi ha fatto una cosa che non doveva farmi. E’ riduttivo dire che io e Anna eravamo in simbiosi. Io e Anna dormivamo mano nella mano».

Lei si era mai confidato con te? Ti aveva raccontato dell’inferno che viveva per colpa di Alfredo Erra?

«Non in maniera completa. Lei aveva paura di me. Aveva paura che io potessi reagire male».

Cosa pensi sia scattato nella testa di Alfredo che da mesi continuava a vivere un amore malato… Decine i messaggi sui social che facevano trasparire l’ossessione e non solo….

«Era un amore molto malato. Io, i messaggi che erano sulla bacheca di Alfredo li ho visti successivamente. Avevo un profilo nuovo e non mi sono comparsi. Molte cose mi sono state fatte vedere e mi sono state riferite dopo la tragedia. Quello che Alfredo provava per Anna non era amore, era ossessione. Ora da Anna non riusciva più ad ottenere quello che aveva sempre ottenuto». Tu pensi che Alfredo manipolasse tua sorella? «Io penso che la plagiasse. Penso che Anna lo abbia perdonato tantissime volte e quindi Anna era stanca. Ma penso anche che Anna gli volesse ancora bene altrimenti credo, che mia sorella avrebbe agito diversamente, si sarebbe mossa già alle prime minacce. Io penso che alla fine di tutto Anna ha protetto noi, ha protetto lui e non si è voluta proteggere lei. Cosa questa che quella “merda” non ha capito. Con un solo colpo ha fatto quattro morti». Com’era Anna negli ultimi tempi? «Anna era stanca!. Anna diceva a mia madre “mamma sono stanca, stanca, stanca. Pensa che ha anche detto “mamma forse è meglio che muoia perché non ce la faccio più” .  Anna era sfinita. Anna negli ultimi 15 giorni aveva avuto un cedimento totale. Le pesava e si scocciava di fare tutto, Solitamente la domenica veniva sempre con me a fare spese, Domenica disse “Vai con papà mi scoccio” Una frase che Anna non mi avrebbe mai detto perchè mi è stata sempre vicina. Sempre la domenica poi venne e mio disse “non mollare in questo negozio”. Voleva che il negozio crescesse. Frasi che in quel momento non capivo. Ora sto le sto capendo». Mi racconti quella maledetta mattina del 1 marzo… «Nella mia mente continua a essere impresso l’orario 8 e 54. Io sono rimasto a martedì mattina. Quella mattina io fu svegliato dalle sirene di ambulanze e carabinieri (ndr Enzo e la sua famiglia vivono a pochi passi dal salone di via Tevere dove si è consumata la tragedia. La famiglia Borsa abita vicino alla chiesa dell’Immacolata,  sul corso principale di Pontecagnano). Io mio affaccio nel tentativo di capire cosa fosse accaduto. Una scena che non potrò mai dimenticare: il titolare di mia sorella viene verso il marciapiede… da lontano mi vede affacciato e mi dice “Curr, curr enn spart a Anna”. Parole che ancora mi tormentano. Io non ho lavato faccia, denti. Non so come mi sono vestito e sono sceso giù. Ho attraversato la strada. Non vedevo le auto che sopraggiungevano…. non vedevo nulla intorno a me. Arrivato nel salone la mia vista era annebbiata… Anna lunedì sera mi scrisse un messaggio “Quando torni a casa”.  Alla mia domanda perchè? lei mi scrive: “Così mi cucini qualche schifezza che fai tu”. Lei intendeva bastoncini, patatine fritte e cose del genere. Credo che Anna avesse paura di qualcosa quindi anche quel messaggio non era casuale. O voleva confessare qualcosa, o voleva proteggermi da qualcosa».

Pensi che Erra abbia potuto minacciare Anna di fare del male a te?

«Probabile, lei magari ha visto che era lunedì, giorno morto, poi il buio, l’ora tardi e quindi mi ha mandato quel messaggio». Anna quindi non ti aveva fatto capire di essere spaventata? «Io lunedì ero andata a prenderla al Carrefour perché lui l’aveva raggiunta. Ecco, io non mi spiego come faceva Alfredo a conoscere tutti i movimenti di mia sorella. Io penso che vi fosse qualcuno che in qualche modo facesse la talpa e che informasse Alfredo di tutto quello che faceva mia sorella. Io, questa cosa la appurerò. Io ho intenzione di andare fino in fondo. Io voglio giustizia ma non per lui».

Enzo, in qualche modo la tragedia che si è consumata è stata preceduta da alcuni segnali nei giorni precedenti e mi riferisco ai post su Facebook.. post che in tanti hanno commentato con like e faccine senza soffermarsi a pensare alla gravità delle frasi che venivano dette…

«Sono cinque giorni che sento sempre le stesse cose. Ma io dico e grido che chi voleva bene a mia sorella doveva avere gli attributi  e fare qualcosa. Ora è inutile parlare. Io sono disgustato da tutti. nell’ipotesi in cui  mia sorella si fosse sfogata con qualcuno o qualcuna a lei vicina questa persona non doveva restare in silenzio ma avrebbe dovuto agire e segnalare quelle paure. Se prima non hai fatto nulla, Ora non serve lasciare dichiarazioni varie. Non serve oggi dire che Anna era preoccupata. Quando potevano fare non hanno fatto nulla. Bastava impuntarsi e segnalare alle forze dell’ordine. Cosa che ha fatto una sola amica di mia sorella anche se poi non le hanno mai fatto esporre una vera e propria denuncia, Questa ragazza, la migliore amica di mia sorella per cinque volte ha segnalato a chi di dovere le cose. Mia madre il lunedì della settimana precedente alla morte di Anna è andata dai carabinieri ed il comandante aveva detto “salvate mia figlia”. Mia madre aveva capito. Ma cosa è stato fatto? Io denuncerò tutti. Voglio giustizia. Mia sorella non tornerà mai più. Di dirò di più. Sabato mia sorella, insieme alla sua amica, erano andate in caserma ed aveva detto ai carabinieri di voler presentare una denuncia. Mia sorella si fa anche identificare attraverso la carta d’identità. Ad un certo punto in caserma arriva lui, Alfredo Erra, e mia sorella ritira la denuncia. Mia sorella e Alfredo litigano anche in caserma. Pensa che uno dei carabinieri dice “Anna e allora?”, lui accecato dall’idea del possesso dice a mia sorella “chi è questo che sa il tuo nome?” , mia sorella di rimando risponde che il nome lo aveva letto dalla carta di identità che aveva consegnato prima. A questo punto uno dei carabinieri (io non so chi sia ma vorrei guardarlo in faccia) esce fuori e dopo aver poggiato la mano sulla spalla di Alfredo afferma “fa ‘o brav. non ti comportare male” e poi se ne va. Cosa altro devo dire….»

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Tommaso D'Angelo

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