Alla scoperta della viola d’amore - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Alla scoperta della viola d’amore

Alla scoperta della viola d’amore

Concerto di grande atmosfera lunedì sera con il Quartetto Vetter in una sala San Tommaso illuminata da centinaia di candele, nel corso di un evento speciale ideato dall’Associazione Gestione Musica

 

di Olga Chieffi

“La fiamma che traballa al minimo alito di vento, sempre si raddrizza. Essa diventa dunque l’immagine stessa della vita eterea, della fiamma spirituale che s’innalza verso il Cielo” scrive Bachelard, e la magia delle candele è altresì connessa alla cromia che essa possiede in quanto, in base al colore di cui è costituita. Cromia della luce e della musica stessa si sono mescolate in un intenso flou lunedì sera, tra le mura della Sala San Tommaso, nella cattedrale di Salerno, dove si è svolto il primo dei due candlelight concert, organizzato dall’Associazione Gestione Musica. La serata, dal titolo “Notturno d’amore”, ha salutato la performance del Quartetto Vetter, composto da Raffaele Tiseo alla viola d’amore, Luigi Abate al violino, Alessandro Zerella alla viola e Silvano Maria Fusco al violoncello. Protagonista assoluta della serata è stata la Viola d’amore, capace di creare delle connessioni musicali in una rete di affascinanti suggestioni con gli altri strumenti, con gli strumenti e con il pubblico. Gli artisti si sono incontrati su pagine quali quali la Chasse di Carl Stamitz che segna il passaggio tra stile galante e classicismo, il Quartetto n. 1 in re di Joseph von Eybler, compositore austriaco grande amico di Mozart, dal ricco e brillante stile concertante, e anche una versione particolare del Quartetto realizzata da Raffaele Tiseo della Variazioni su “Ah! Vous dirai-je, Maman” K. 265, di Wolfgang Amadeus Mozart, capolavoro tra i più ricchi di invenzione del genere della variazione, per chiudere con il Quartetto n°10 di Heinrich Ludwig Vetter, dalla fresca e di non facile tessitura creazione. Vigorosa la visione del Quartetto Vetter per i primi tre titoli in programma, capace di stupori infiniti, di fronte alle immagini sempre diverse e inesauribili del discorso non solo mozartiano, ma dei “dintorni” del territorio musicale del genio austriaco, le differenze di registro, il carattere nelle diverse frasi, le incrinature continue nella baldanza del rondò. Con queste qualità il pubblico ha intuito che il vertice si era spostato verso le variazioni mozartiane. E’ di fronte a questi livelli esecutivi e interpretativi, comunque, che si può intuire la complessità della musica del Settecento, tanto più grande, quanto più semplice è il modello di riferimento. Nella ricostruzione e nella lettura filologica di questo tipo di musica è del tutto obbligatorio accorgersi che l’osservazione vien fatta con l’occhio angelico e demoniaco insieme di musicisti provenienti dalla stessa estrazione di studi che non cessano comunque di essere innovativi e inquietanti. A chiudere il programma ufficiale il Rondò in tempo di polonese del Quartetto n°10 di Heinrich Ludwig Vetter, musicista al quale si sono consacrati i quattro archi, una pagina virtuosistica per la viola d’amore che domina e che convince pienamente per aver saputo cogliere l’animo umbratile del compositore, arrotondato negli spigoli e negli eccessi, e il suo coraggioso sconfinare sull’onda dei colori e delle passioni dei nobili paletti di una classicità senza tempo. Applausi scroscianti e bis con La musica da camera di Boccherini “La musica Notturna delle strade di Madrid” capace di rilasciare sensazioni uniche, un misto garbato di allure spagnole e compostezza classica, in un‘estatica bellezza che si ispira al vagare notturno nella capitale spagnola con le sue campane, le danze, le preghiere, il tamburo e la ritirata annunciata dalla ronda. Gusto e impostazione nel fraseggio, pulizia, cura dei pizzicati, che hanno dato all’opera di Boccherini il risalto che merita.