• Advertising
  • Disclaimer
  • Codice etico
  • Staff editoriale
  • Lavora con noi
  • Partner
venerdì, 3 Febbraio 2023
  • Login
  • Register
Le Cronache
  • Home
  • Cronaca
    • Salerno
  • Salernitana
  • Attualità
    • Web & Tecnologia
  • Sport
    • Altri Sport
  • Spettacolo e Cultura
  • Editoriale
  • Edicola digitale
No Result
View All Result
Le Cronache
  • Home
  • Cronaca
    • Salerno
  • Salernitana
  • Attualità
    • Web & Tecnologia
  • Sport
    • Altri Sport
  • Spettacolo e Cultura
  • Editoriale
  • Edicola digitale
No Result
View All Result
Le Cronache
No Result
View All Result
Home Spettacolo e Cultura Arte Storia Tradizioni Eventi

“Il sangue delle donne”, il valore della femminilità

18 Settembre 2021
in Arte Storia Tradizioni Eventi, Spettacolo e Cultura
Reading Time: 2 mins read
0 0
A A
0
“Il sangue delle donne”, il valore della femminilità
Condividi su FacebookCondividi su TwitterCondividi su LinkedinInvia su WhatsApp

di Gemma Criscuoli

I Russi sono soliti usare l’espressione “Sono arrivati gli imbianchini” per indicare le mestruazioni. Nel corso del tempo, tuttavia, questo rito di passaggio non è stato certo oggetto di un’ironia simile: ha al contrario suscitato scandalo, vergogna, morbosità. Questo atteggiamento rende ancora più necessario abbattere tutti i tabù sul mondo femminile. Promossa dalla Fondazione Filiberto e Bianca Menna, con il contributo della Regione Campania e in collaborazione con la Fondazione Pasquale Battista, la mostra “Il sangue delle donne – Tracce di rosso sul panno bianco” sarà visitabile fino al 14 ottobre presso Palazzo Fruscione. L’esposizione, a cura di Manuela de Leonardis su coordinamento di Marco Alfano, coinvolge sessantotto artiste italiane e straniere in una riflessione affascinante e coraggiosa su quello che è, letteralmente, il filo rosso che unisce le fasi essenziali della femminilità, dall’addio all’infanzia alla deflorazione, al parto, alla violenza inflitta da uomini che vogliono aggiogare il sesso opposto. Il pannolino, materiale recuperato nella sua umiltà, ha rappresentato il supporto su cui molte autrici hanno intessuto il loro percorso sospeso tra memoria ed esaltazione della diversità. Judy Tuwaletstiwa, per esempio, ricorre al vetro, alla carta, al gel opaco nel calcolare i suoi cicli mestruali dai dieci ai cinquant’anni, che diventano la mappa emotiva di una preghiera laica. Nell’opera di Manal Aldowayan, l’inchiostro per serigrafia mostra scorci familiari tratti da foto arabe degli anni Sessanta, in cui la figura femminile, divenendo adulta, resta paradossalmente vincolata alla condizione di minorenne, mentre Takoua Ben Mohamed mostra con tagliente leggerezza l’instabilità emotiva sbrigativamente rimproverata alla bambina in cui sboccia la vita. All’inaugurazione della mostra, che ha visto la presenza dell’assessore alla cultura Tonia Willburger, Tomaso Binga, al secolo Bianca Pucciarelli Menna, che ha proposto, a sua volta l’opera “San gue’”, recitando i suoi componimenti poetici più incisivi nella difesa della femminilità. L’esordio è stato affidato a “E non uscire di casa”, in cui la reclusione imposta alla donna è contrastata dall’urgenza di riscattare la propria libertà. In “San gue’” a sanguinare è un mondo calpestato da chi antepone il proprio ego a qualunque forma di empatia. In “Io sono una carta” si hanno le diverse tipologie di un materiale solo all’apparenza innocuo, che poi culmina in una cartuccia da sparare, metafora dell’aspirazione femminile ad essere finalmente nient’altro che se stesse. In “Par condicio” un tradimento alla pari culmina, con spiazzante spirito giocoso, nell’eliminazione fisica del traditore, mentre in “Verifica colore” il sangue blu di un borioso che non si concede gli causa un meritato accoltellamento (in Binga le vendette degli amanti sono sempre un caustico attacco a pregiudizi e cecità borghesi). In “Quante case”, l’artista associa appunto a un’abitazione ciò che ha avuto un peso nella sua vita : il ventre materno, la scuola, la cultura, l’amore. Analogia naturale, dato che le scelte diventano scenario della propria esistenza e i sogni hanno sempre alle loro spalle un lungo cammino. La conclusione non poteva non essere affidata a “Sogno ogn’or”: il desiderio (ipnotico, struggente, ostinato) di un mondo accogliente, che recuperi la sua umanità nel segno della donna.

Tags: NEWS
Tommaso D'Angelo

Tommaso D'Angelo

Consigliati

Il terribile segreto di Nanà
Spettacolo e Cultura

Il terribile segreto di Nanà

by Tommaso D'Angelo
2 Febbraio 2023
Oltre il muro del carcere di Poggioreale
Spettacolo e Cultura

Oltre il muro del carcere di Poggioreale

by Tommaso D'Angelo
28 Gennaio 2023
Salerno chiama Boston                                                 l’avvocato americano del vino italiano
Arte Storia Tradizioni Eventi

Salerno chiama Boston l’avvocato americano del vino italiano

by Tommaso D'Angelo
22 Gennaio 2023
Nel credo barocco di Francesco Aliberti
Musica

Nel credo barocco di Francesco Aliberti

by Tommaso D'Angelo
21 Gennaio 2023
Next Post
Il canto “Sui Generis” di 67 belle voci

Il canto “Sui Generis” di 67 belle voci

La New Italian Dance invade Salerno

La New Italian Dance invade Salerno

Facebook Twitter Instagram Youtube
No Result
View All Result
  • Home
  • Cronaca
    • Salerno
  • Salernitana
  • Attualità
    • Web & Tecnologia
  • Sport
    • Altri Sport
  • Spettacolo e Cultura
  • Editoriale
  • Edicola digitale

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms below to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In