Rosanna Sellitto: Il caldo torrido ha creato un eccesso di pomodoro - Le Cronache
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Rosanna Sellitto: Il caldo torrido ha creato un eccesso di pomodoro

Rosanna Sellitto: Il caldo torrido ha creato un eccesso di pomodoro

di Atonio Abate

I cambiamenti climatici stanno modificando la pianificazione di chi raccoglie e lavora il pomodoro. Con il passare degli anni la meteorologia sta sempre più avendo un ruolo fondamentale per il settore. L’anno scorso il prodotto scarseggiava per gli effetti del clima, quest’anno invece rischia di bruciare sulle piante perché non si riesce a fare tutta la raccolta ed il caldo torrido ha creato un eccesso di pomodoro. Con la conseguenza che, nonostante sia una delle annate migliori per qualità, non tutto l’oro rosso finirà lavorato ed inviato sulle tavole degli italiani e non solo. Infatti, non bisogna dimenticare che alcune delle industrie di trasformazione nostrane inviano all’estero buona parte della propria produzione. E’ il caso della Alfonso Sellitto S.p.a., azienda di Mercato San Severino in piazza dal 1949, che ormai vende il suo prodotto quasi tutto fuori dai confini italiani. Del suo export, la metà finisce negli Stati Uniti, e non è difficile vedere barattoli di passata o di polpa di pomodoro a marchio La Valle esposto in qualche vetrina al centro di New York. Anche per loro, però, non è stato e non è tutto semplice, anche l’azienda sanseverinese ha dovuto affrontare il momento particolare post-pandemia. «Sicuramente i cambiamenti atmosferici dovranno essere seriamente presi in considerazione da tutta la categoria perché sta ormai influenzando la vita del nostro settore – afferma Rosanna Sellitto (nel riquadro), sales manager e presidente del gruppo Giovani Imprenditori dell’Anicav, l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali – già da qualche anno il clima ha rivoluzionato le nostre abitudini e di questo bisogna prendere coscienza». Anche la Sellitto concorda con i suoi colleghi, la questione pomodoro risente anche della mancanza di personale: «Anche qui sono concorde con gli altri produttori, il personale non si trova e questo sta mettendo in difficoltà tutti. E’ già da quale anno che il fenomeno si ripete e una soluzione va trovata. Non manca solo l’operaio generico ma comincia a venire meno anche quello specializzato. Una volta, d’estate il figlio veniva a fare la stagione con il papà in fabbrica ed aveva la possibilità d’imparare un mestiere. Non so se questo si può più fare viste le norme d’oggi ma una maniera per creare professionalità va cercata, magari con un protocollo sulla falsa riga dell’alternanza scuola-lavoro con le massime tutele. L’alternativa è creare un percorso formativo che crei le figure necessarie al nostro comparto, anche un apprendistato dedicato. In sostanza però è che si sta verificando un fenomeno strano: ci si lamenta che c’è disoccupazione ma poi non trovi chi vuole lavorare oppure non ha le competenze adatte». I costi sono ormai l’altra nota dolente, soprattutto dopo il Covid. «Stiamo affrontando la produzione tra speculazione e difficoltà oggettive – ammette Rosanna Sellitto – e non è solo la questione della reperibilità delle materie prime come la banda stagnata per i barattoli o il cartone per gli imballi, piuttosto che la legna per le pedane a creare criticità. Per aziende come la nostra un’altra voce determinante è quella del trasporto all’estero. Il nolo marittimo di un container è salito alle stelle. Mentre prima della pandemia mandare negli Usa un container ci costava sui duemila dollari, oggi ce ne costa cinquemila, a volte anche seimila. E, nel recente passato, abbiamo avuto anche picchi fino a novemila dollari. E’ vero anche che i ritardi accumulatisi con i vari lockdown, che hanno limitato o fermato del tutto per lunghi periodi le attività dei principali porti commerciali, hanno creato una reazione a catena ed ora c’è da smaltire tutti gli ordini ancora in coda. Ma è evidente che c’è anche tanta speculazione. Per fare un esempio: abbiamo da fare una consegna in Giappone ma tutto è slittato perché, al momento, non si trovano container disponibili ed a spese accessibili. E, per chi come noi ha contratti firmati mesi prima, i costi s’impennano riducendo notevolmente i margini».