Il 27 maggio inaugura alla Baccaro Art Gallery (Pagani, Salerno) la mostra L’ultima grande battaglia – dal Barocco di Salvator Rosa al contemporaneo di Max Coppeta, a cura di Alessandro Demma. Il progetto, da un’idea di Davide Caramagna (presidente dell’Ass. Culturale MM18), apre un ciclo di esposizioni che hanno il fine di mettere in dialogo l’arte di Max Coppeta con alcuni capolavori dei più celebri artisti del Barocco napoletano (F. Guarini, F. Solimena, L. Giordano, M. Pino da Siena, S. Rosa, per citarne alcuni) provenienti dalla Fondazione De Chiara De Maio, con l’eccezionale contributo critico dello storico dell’arte Sandro Barbagallo (curatore del reparto Collezioni Storiche dei Musei Vaticani). In questa prima esposizione, tutto ruota attorno all’opera La Battaglia tra cristiani e turchi di Salvator Rosa del 1630, voluta dalla Galleria Baccaro per celebrare i suoi vent’anni di ricerca e concessa grazie alla visione e alla generosità del Presidente Diodato De Maio – Fondazione De Chiara De Maio Lo scontro navale che ebbe luogo il 7 ottobre 1571 nelle acque di Lepanto, segnò una svolta epocale nella storia del Mar Mediterraneo e di tutti quei paesi che, fino ad allora, erano stati coinvolti nella lotta per arginare la minaccia turca sul mare. La battaglia, tema caro all’attività pittorica di Salvator Rosa, fu uno dei suoi soggetti preferiti fin dagli esordi, creando al centro un apice drammatico, con le soluzioni d’effetto dei polveroni che si alzano minacciosi in mezzo alla mischia e che, diventano il perno prospettico sul quale si struttura l’intera composizione. L’esposizione vuole essere un omaggio all’opera barocca, come testimonianza di un evento ricco di significato e che invita ad una rilettura, con gli occhi della contemporaneità. Con le sue opere, facenti parte della ricerca Riflessi e deformi, presentata a Los Angeles e per la prima volta esposta in Italia, Max Coppeta esplora la proprietà dell’acqua e dei liquidi di ingrandire oggetti immersi in essa a causa della differenza dell’indice di rifrazione. Questa indagine è una metafora sulla percezione della realtà, spesso distorta dalla fame di sopraffazione. Ogni battaglia è un atto di forza tra vincitori e vinti. Coppeta racconta queste atrocità deformando materiali specchianti e agendo direttamente nella terza dimensione. Le tensioni sono al centro di questo dialogo, il potere è il movente che induce allo scontro. Corpi mutilati, sottratti alla vita diventano ritratti in teche trasparenti, ma questi uomini siamo noi, che nell’atto di specchiarci vediamo la nostra immagine riflessa alterata, irriconoscibile.
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