Con “Amarcord” il Premio Charlot ricorda Fellini al Cinema Delle Arti - Le Cronache
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Con “Amarcord” il Premio Charlot ricorda Fellini al Cinema Delle Arti

Con “Amarcord” il Premio Charlot ricorda Fellini al Cinema Delle Arti

Secondo appuntamento questa sera alle ore 20, con la XXXII edizione del Premio Charlot. La serata si terrà al cinema teatro Delle Arti di Salerno. Come di consuetudine anche quest’anno il patron e direttore artistico Claudio Tortora, ha voluto inserire tra gli appuntamenti della kermesse una piccola rassegna di cinema d’autore. E per questa edizione ha scelto di dedicarla tutta ad un grande regista italiano, nel centenario della sua nascita, Federico Fellini. Quattro le pellicole che saranno proiettate in otto giorni di programmazione ad ingresso libero fino ad esaurimento posti. Per assistere alle proiezioni è obbligatoria la prenotazione telefonando ai numeri 089221807 oppure 3274934684.

Il via come detto stasera alle ore 20 ed in replica domani sempre alle ore 20, quando il pubblico potrà assistere alla proiezione di Amarcord, film che Fellini girò nel 1973 con Pupella Maggio, Armando Brancia, Ciccio Ingrassia, Nando Orfei, Magali Noel e con un cameo del cantate Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso e di Eros Ramazzotti che all’epoca aveva 10 anni e fu utilizzato dal regista nella scena in cui i bambini lanciano le palle di neve. Il titolo nasce dall’unione delle diverse parole usate in una frase romagnola “a m’acord” (io mi ricordo) che con il tempo è diventato un neologismo della lingua italiana, con un significato di rievocazione in chiave nostalgica.

La vicenda narra la vita che si svolge nell’antico borgo di Rimini da una primavera all’altra, nei primi anni Trenta. Un anno esatto di storia, dove si assiste ai miti, ai valori e al quotidiano di quel tempo attraverso gli abitanti della provinciale cittadina: la provocante parrucchiera Gradisca, la sciocca Volpina, una tabaccaia mastodontica, un ampolloso avvocato dalla facile retorica, un emiro dalle cento mogli, il matto Giudizio e un motociclista esibizionista. Tutti loro interagiscono col folklore delle feste paesane, le adunate del “sabato fascista”, attendono al chiaro di luna il passaggio del transatlantico Rex e la famosa gara automobilistica delle Mille Miglia. Ma i veri protagonisti sono i sogni ad occhi aperti dei giovani del paese, presi da una prepotente esplosione sessuale. Tra questi adolescenti emerge Titta, che cresce subendo condizionamenti sia fuori che dentro le mura domestiche. La sua vita si divide tra l’inarrivabile Gradisca, i grossi seni della tabaccaia e i balli d’estate al Grand Hotel spiati da dietro le siepi. La sua famiglia è composta dal padre Aurelio, un piccolo impresario edile perennemente in discordia con la moglie Miranda, lo zio Pataca, che vegeta alle spalle dei parenti, lo zio Teo, ricoverato in manicomio e il nonno che scoppia di salute e non si fa mancare delle libertà con la domestica.