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«Don Angelo non era pronto per la nostra zona»

Tommaso D'Angelo by Tommaso D'Angelo
9 Ottobre 2018
in Senza categoria
Reading Time: 3 mins read
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«Don Angelo non era pronto per la nostra zona»
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Vittorio Cicalese

Dopo la festa patronale di domenica, sembra viva la volontà di attenuare polemiche che ormai si prolungano da tempo tra i cittadini di Mariconda ed il parroco della Chiesa della Madonna del Rosario di Pompei, vero gioiello dell’area di riferimento, sempre più “snobbata” dai fedeli. Per colpa del parroco, dicono in tanti, come attesta anche una raccolta firme fatta partire dagli stessi cittadini per richiedere l’allontanamento dalla parrocchia di don Angelo Barra, non senza che l’attuale parroco se ne risentisse.

La comunità è molto attiva per l’organizzazione della festa, e anche la parrocchia contribuisce.

«I portatori, da sempre, si autotassano. Parliamo di 180- 200 ragazzi, che ogni anno si tassano per fare in modo che le paranze siano sempre più belle. Si autotassano anche perché, cosa che accomuna tutte le paranze, il resto lo si usa per beneficenza. Chi non lo fa, evita soltanto perché il gruppo non ce la fa con i soldi raccolti. Teniamo presente che collaboriamo economicamente anche alla realizzazione della serata musicale, ed abbiamo fatto spesso, ogni anno, offerte importanti alla chiesa. L’anno scorso abbiamo donato alla parrocchia oltre 250 euro, soldi avanzati dalla raccolta per l’organizzazione della festa canora. Noi aiutiamo tantissimo per far funzionare la cosa. La chiesa, per quello che ne so poiché non faccio parte del comitato organizzatore, ha investito per i fuochi pirotecnici, davvero bellissimi, utilizzando i proventi delle offerte libere da parte dei cittadini, che hanno versato quote anche importanti».

Sembra esserci comunque senso di comunità. Perché fare polemica?

«La polemica in atto è nata da quella raccolta di firme per cui si chiedeva al vescovo di rimuovere don Angelo perché non faceva quello che doveva. Secondo i cittadini, ovviamente. Riteniamo che qualche errore grave lo abbia fatto, anche se non siamo noi a dover giudicare. Bisogna fare chiarezza su una cosa: i cittadini che hanno organizzato e mi hanno dato l’incombenza di portare avanti questa sottoscrizione di firme, lo hanno fatto soltanto per smuovere le acque perché volevamo vedere di risollevare la chiesa in qualche modo, tanto è vero che pur avendo raccolto diverse centinaia di firme non abbiamo mai presentato questa documentazione ad alcuno. Il discorso era quello di voler avere un incontro con il prete, che va soltanto “in orari d’ufficio” e va soltanto pochi minuti prima delle Messe: noi siamo dei poveri peccatori, come si suol dire, e crediamo ancora al prete che ti mette la mano sulla spalla e ti avvicina alla fede. Le persone non si ascoltano più. Ormai la chiesa ha pochi fedeli, le messe domenicali non hanno più di 40 persone, tanto è vero che tutti vanno altrove.»

Cosa si è fatto, finora?

«Si è cercato di fare qualcosa, cercando di tirare in ballo il vescovo, ma anche lui non si è interessato alla vicenda, per non dire altro. Avremmo potuto fare di tutto, e so per certo che Mariconda avrebbe firmato ancor più in massa. Dopo aver chiarito, durante una riunione con i portatori ed i capi-paranza, la nostra posizione in merito alle firme raccolte, lui, in pronta risposta, ha detto parole molto offensive: “Io non vi ho pensato proprio. Per me siete stati e siete insignificanti”. Quando un prete dice queste cose ai cittadini che gli chiedono un incontro, anche se con una sottoscrizione per rimuoverlo seppur mai consegnata a nessun organo competente, non doveva proprio permettersi di avere questo atteggiamento. Le stesse parole le ha dette prima di partire in processione, esprimendo la sua amarezza: “Noi siamo operativi, non siamo insignificanti”. Qualche amico pensava che io potessi reagire, ma non l’ho fatto».

Però il distacco con don Angelo pare evidente.

«Io ho contestato per tanto tempo anche padre Giovanni, così come sto facendo con l’attuale parroco. Padre Giovanni, però, ha sempre tentato di ricucire, comportandosi da prete con rispetto. Don Angelo Barra non era pronto per un quartiere come Mariconda, che ha bisogno di una guida e non di un prete da ufficio. Padre Giovanni, anche da malato, saliva a casa di ognuno per fare le benedizioni. Manda i suoi giovanotti, non si sa neanche se siano davvero preti. Mariconda ha bisogno di essere abbracciata e non allontanata. Spero che il vescovo si renda conto al più presto di quello che sta accadendo».

Tags: antonio bracciantemaricondaprocessionesalernoTOP
Tommaso D'Angelo

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