Fonderie Pisano, sirene dall’estero - Le Cronache
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Fonderie Pisano, sirene dall’estero

Fonderie Pisano, sirene dall’estero

Vincenzo Senatore

Qui li vogliono cacciare a calci, altrove farebbero (quasi) ponti d’oro per averli come investitori. I Pisano sono al centro dell’interesse di molte comunità dell’Est Europa e dei Balcani. La notizia ci arriva da ambienti confindustriali, non campani, che riferiscono di richieste di informazioni circa la posizione del gruppo salernitano. Non è un mistero che qualche anno fa, quando si cominciava a parlare di trasferimento del sito produttivo, siano arrivate delle proposte molto concrete dalla Romania. “Vi offriamo il terreno su cui investire e degli incentivi se trasferite tutto qui”, fu detto ai Pisano che, però, non se la sentirono di delocalizzare la produzione preferendo restare nella loro Salerno. Dove, con tutti i problemi e i difetti che gli si vogliono attribuire, hanno dato stabilità ultradecennale sia alla fabbrica che ai dipendenti, alcuni dei quali sono diventati dei veri e propri membri aggregati della famiglia vista la vicinanza anche umana con i Pisano. Ora l’interesse dall’estero sembra essere di nuovo vivo, benché la questione debba essere adeguatamente approfondita e Cronache lo farà nei prossimi giorni. Associazioni industriali di Romania, Bulgaria e Paesi balcanici, ovviamente su indicazione di alcuni Comuni di quei territori, hanno chiesto informazioni ma, al momento, ancora non hanno preso contatti con la famiglia Pisano. Lo schema è sempre quello, offrire un incentivo per investire, abbattere il costo fiscale e delle forniture di energia, dare in concessione gratuita il terreno sul quale realizzare la fabbrica. Un’offerta allettante che, però, fa il paio con la richiesta di assumere manodopera locale e qui, molto probabilmente, qualsiasi trattativa è destinata ad arenarsi. La proprietà vuole mantenere a Salerno, o se non è possibile in Campania il centro di produzione principale delle Fonderie Pisano. Ma se pure si convincesse a spostare parte della produzione all’estero (e al momento parliamo per assurdo) avrebbe il problema di dover formare i dipendenti e verificare con attenzione le condizioni dell’area nella quale investire. Tutti problemi che finirebbero inevitabilmente per ritardare qualsiasi investimento. Ma l’interesse, per ora, è vivo e probabilmente si concretizzerà presto in proposte ufficiali. L’idea dei Pisano resta quella di ristrutturare profondamente la fabbrica di Salerno o trasferire, in altra sede della provincia o della regione, la produzione. Il tutto nel pieno rispetto di quegli standard di sicurezza che sono sempre stati certificati dai controllori pubblici e privati accreditati e preposti. E qui bisogna intendersi perché se si ritiene, a fronte di tutte le rassicurazioni del caso, questa attività inquinante allora bisogna mettere in discussione tutto il sistema dei controlli.