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Legambiente, il fiume Irno maglia nera per l’inquinamento

13 Luglio 2018
in Attualità, Salerno
Reading Time: 2 mins read
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Legambiente, il fiume Irno maglia nera per l’inquinamento
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Erika Noschese

Lungomare Clemente Tafuri, Marina di Eboli, Laura, Torre di Paestum Licinella. Sono alcuni dei siti altamente inquinati a Salerno e provincia. A lanciare ancora una volta l’allarme Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane che ieri mattina, presso il circolo canottieri Irno ha presentato dati tutt’altro che rassicuranti per le foci dei fiumi ed i torrenti della provincia di Salerno. Maglia nera, in città, per il fiume Irno che si classica come altamente inquinato, stando alla fotografia scattata da Legambiente Campania. «La tutela ambientale si pone quale obiettivo primario di tutte le amministrazioni interessate. Legambiente, rappresenta l’associazionismo ambientalista per eccellenza, che tutela l’ambiente e una risorsa mare che se opportunamente salvaguardata può creare ricchezza, crescita e sviluppo per un paese che dovrebbe vivere sul mare», ha dichiarato Giuseppe Menna, mandante della Capitaneria di Porto di Salerno. «E’ compito esclusivo degli enti locali, unitamente con il Sistema Idrico Campano, quello di far sì che si organizzino i sistemi depurativi», ha invece dichiarato Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania. «Organizzare questo settore non significa sovrapporre opere simili, ma far funzionare un sistema di tutela ambientale nel suo complesso – ha poi aggiunto Chiavazzo – E’importante che l’ente idrico campano e gli enti locali si diano un aiuto reciproco affinchè i depuratori campani inizino realmente a funzionare». Le coste campane continuano a subire la minaccia della mancata depurazione: su trentuno punti monitorati ben venti presentavano cariche batteriche elevate. Nel mirino ci sono ancora una volta canali, foci di fiumi e torrenti che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati. E ci sono anche record assoluti, con situazioni che nonostante esposti dell’associazione e controlli delle forze dell’ordine mostrano un inquinamento ormai cronico, come nel caso della foce del fiume Irno a Salerno, del fiume Sarno tra Castellammare e Torre Annunziata e della foce del torrente Asa a Pontecagnano giudicati “fortemente inquinati” per il nono anno consecutivo. «La maladepurazione è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza, visto tra l’altro che siamo stati anche condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola – sottolinea Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde -. E lo dimostra il nostro monitoraggio che punta ad accendere un riflettore sulle criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali. Anche quest’anno la fotografia scattata da Goletta Verde ci restituisce un’istantanea a tinte fosche per molte aree della costa campana». I dati resi disponibili dall’Arpac relativi ai controlli svolti nel 2017 sulle acque in uscita dagli impianti di depurazione confermano la cronica criticità della situazione. Infatti, su un totale di 413 controlli eseguiti in Campania il 41% è risultato “non conforme”, con punte di non conformità del 66% per gli impianti della provincia di Salerno dove foci di fiumi e canali continuano a riversare in mare cariche batteriche elevate. Su tredici punti campionati, ben 11 ricevono un giudizio di “fortemente inquinato”.

Tags: Capitaneria di Portochiavazzofiume Irnoinquinamentolegambientemarina di ebolimennaponecagnanosalernoTOP
Tommaso D'Angelo

Tommaso D'Angelo

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