Dai tabulati telefonoci dei cellulari dei 17 pusher finito in manette lunedì scorso potrebbe arrivare il nome del fornitore di stupefacente. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia uno solo dei cittadini arrestati ha ammesso i propri addebiti decrivendo l’attività di spaccio che avveniva quotidianamente sul lungomare di Salerno e affermando che lo stupefacente da vendere al “dettaglio” era fornito da un cittadino italiano, non è da escluere che possa essere un salernitano. Una conferma in tal senso, potrebbe arrivare dall’analisi dei tabulati telefonici e dall’esame dei cellulari sequestrati ai pusher. Ora, gli apparecchi telefonici appartenenti ai cittadini stranieri sono a disposizione della magistratura ed in particolare del sostituto procuratore titolare dell’inchiesta. Le indagini vanno avanti a rismo serrato. L’intera attività investigativa non è cessata con il blitz di lunedì ma è ancora in corso. Gli uomini della squadra mobile diretti dal vicequestore aggiunto Lorena Cicciotti stanno lavorando al fine di risalire ai canali di approvvigionamento dello stupefacente. Erano professionisti, mamme, insegnanti e minori a rivolgersi ai pusher stanieri che affollavano il lungomare cittadino. “Lavoravano” su turni al fine di non lasciare l’area mai sguarnita. E mentre uno solo degli spacciatori ha ammesso gli addebiti, gli altri sedici al gip hanno negato di aver ceduto hashish e marijuana. Si sono difesi affermando che la loro presenza sul lungomare era solo per delle passeggiate. Intanto, restano in carcere in attesa che i giudici del tribunale del Riesame si pronuncino sulle richieste presentate dai legali. Il gip a seguito dell’interrogatorio di garanzia ha confermato la custodia in carcere tenendo anche conto del fatto che quasi tutti gli ammanettati sono senza fissa dimora.
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