L' humor nero di Mattia Torre - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

L’ humor nero di Mattia Torre

L’ humor nero di Mattia Torre

Questa sera, alle ore 21, il cartellone di drammaturgia contemporanea del Teatro Verdi di Salerno, propone “Qui ed Ora”, con Paolo Calabresi e Valerio Aprea

Di OLGA CHIEFFI

Continua all’insegna della comicità corrosiva di Mattia Torre la stagione di drammaturgia contemporanea del Teatro verdi di Salerno. Oggi, alle 21.00, il regista – autore di punta di cinema e tv, già sceneggiatore della serie televisiva “Boris” – porta in scena due volti noti del cinema italiano, tra gli attori più interessanti e poliedrici del momento: Paolo Calabresi e Valerio Aprea, protagonisti dello spettacolo “Qui e Ora”. La comicità dell’autore nasce da situazioni eccezionali che fanno emergere la disarmonia, la violenza e il conflitto presenti nella nostra società. In “Qui e Ora” i due protagonisti si trovano coinvolti in un incidente stradale in una sperduta periferia romana. È il 2 giugno, un giorno festivo e, a Roma, soprattutto, il tempismo dei soccorsi non è dei migliori.
Aurelio Sampieri, interpretato da Paolo Calabresi, riesce quasi subito ad alzarsi da terra, una gamba è compromessa, ma di più sembra esserlo la diretta che a breve deve fare col proprio programma di cucina, Qui e ora, appunto. L’uomo che invece sembra averlo colpito non si muove. È ancora a terra, ci vorrà un po’ prima che riprenda conoscenza, nel frattempo la diretta è cominciata e Aurelio senza copione elargisce ricette improvvisate, stuzzicando l’appetito e innervosendo il suo compagno Claudio, interpretato da Valerio Aprea, di sventura, che cerca il suo vecchio cellulare per una richiesta d’aiuto. Claudio, ma potrebbe averne qualsiasi altro, bonaccione, ingenuo ma solo in superficie, rimane per gran parte della pièce disteso per terra, lasciando corrispondere alla subalternità della postura quella nel dialogo. Lo schema, dicevamo, è prevedibile: Aurelio scarica le sue frustrazioni sempre meno lucide su Claudio, sepolto da una quantità di stereotipi o presunti insulti («fabbro cane, calzolaio maledetto, omeopata, spazzacamino!»), finché Claudio alzandosi non muta l’inerzia drammaturgica. Si capisce, insomma, che in “Qui e ora” non troveremo caustiche anatomie delle dinamiche sociopolitiche, profondità d’analisi, sceveramenti dialettici. Dei soccorsi nel frattempo neanche l’ombra. Una situazione surreale ma neanche troppo: attraverso l’esasperazione del paradosso e il cinismo spassoso dell’humour nero, la satira di Qui e Ora scherza sulle assurdità della vita moderna. Un’esistenza condotta fra loft di archeologia industriale e telai contraffatti, decenni di psicoanalisi, finzioni radiofoniche e carbonara di pesce; una vita che viaggia così di corsa, che non c’è nemmeno il tempo di avere un incidente perché the show must go on. Neppure una gamba rotta o una botta in testa possono affievolire l’aggressività da giungla urbana, l’ostinazione ad averla vinta sul nemico vero o presunto; e intanto una sinistra nota di follia serpeggia fra i protagonisti. È il conflitto, lo scontro tra uomini, il fulcro di tutti gli spettacoli di Mattia Torre e in particolar modo di questo, nel quale l’incidente è solo un pretesto per mettere a confronto due individui con esperienze e provenienze diverse. Un duello fatto di insulti, pieno di cattiveria e di invidia, in cui la rabbia prende il sopravvento e lascia lo spettatore basito di fronte a un finale angosciante.