«Noi, distanti e distinti dal Pd» - Le Cronache
Attualità Politica

«Noi, distanti e distinti dal Pd»

«Noi, distanti e distinti dal Pd»

Erika Noschese

Promotore della lista Insieme per l’area civica ulivista, facente riferimento a Romano Prodi col quale ha avuto ruoli di collaboratore prima e ministro poi, Giulio Santagata dimostra di credere nel progetto della sua lista. Idee ben chiare, coraggio e contatto diretto con le persone sono gli ingredienti che lo caratterizzano.

Alle politiche 2018 la sinistra si presenta in coalizione, guidata dal Pd e che vede altre liste protagoniste. Per la lista Insieme, il 3% è un obiettivo facilmente raggiungibile o sembra ancora utopia?

«Non è un’utopia ma non è facilmente raggiungibile. Bisogna darsi da fare, stiamo lavorando per quell’obiettivo che è alla nostra portata . Basta vedere l’attenzione che la nostra lista sta suscitando, lavoriamo molto sul territorio perché i mezzi di comunicazione nazionale ci stanno oggettivamente snobbando, per non dire peggio. Però noi crediamo che la politica, soprattutto in questa fase, abbia bisogno di ritrovare il rapporto diverso tra le persone. È vero, internet e la televisione contano tantissimo ma la gente è molto frastornata, molto in difficoltà nell’individuare una scelta corretta e solo in un rapporto personale si riesce a decidere e discutere».

Attualmente, il vero avversario da battere è il centro destra o il Movimento 5 Stelle?

«Non ne faccio una grossa distinzione, secondo me il centro destra è pericoloso soprattutto perché il peso della Lega e di Fratelli d’Italia sta diventando determinante e l’impressione è che si stiano trascinando verso posizioni non accettabili in una democrazia come la nostra e reale. Il Movimento 5 Stelle è un movimento populista che non riesce a portare a sintesi nessuna delle idee che cerca di rappresentare e che quindi parla fondamentalmente alla pancia di ciascuno ma non trova mai una linea comune fra i tanti motivi che la gente ha di lamentarsi».

Anche Luigi Di Maio è a Salerno per presentare i punti del programma, quasi in contemporanea. Crede che questo possa penalizzare la lista Insieme?

«I nostri elettorati sono almeno nella fase in cui sono ancora divisi, diversi. Di Maio fa la sua campagna: vedo che al sud, i 5 Stelle stanno avendo molta attenzione ma tutta di pancia perché non vedo un’attenzione ragionata. Non è che i problemi della gente del sud si possono risolvere con una ricetta che non ha né capo né coda. Il reddito di cittadinanza può piacere ma nel momento in cui uno va a fare i conti e capisce che per sostenere il reddito di cittadinanza c’è bisogno, ad esempio, di abbandonare la sanità e credo che queste proposte siano promesse che non hanno i piedi per terra. Noi, molto più modestamente, cerchiamo di riportare serietà nella nostra proposta politica».

Liberi e Uguali, in questa competizione elettorale, sarà con voi o giocherà da soli?

«Noi ci siamo coalizzati in un gruppo di liste insieme al Pd con Emma Bonino e la Lorenzin. Una coalizione di centro sinistra che ritiene indispensabile stare uniti per non consegnare tutti i collegi uninominali alla destra o ai 5 stelle. Quindi, riteniamo che quelli di Liberi e Uguali abbiano fatto un errore di valutazione grave, rompendo oggi l’unità del centro sinistra».

Crede che le scelte fatte da Matteo Renzi, circa i candidati, possano influire negativamente, penalizzandovi?

«Noi siamo fuori dal Pd, siamo alleati ma distanti e distinti e uno dei motivi è proprio il fatto che Renzi interpreta, secondo noi in modo sbagliato, di organizzare un centro sinistra capace di organizzare la società italiana, complessa e plurale e dobbiamo quindi mettere insieme forze plurali e autonome che si riconoscono in alcuni valori fondanti ma che abbiano una loro capacità di proposte e di attecchire questa proposta tra i vari territori».

Qual è, secondo Lei, il punto più importante del programma?

«Combattere la disuguaglianza attraverso un buon lavoro».

A proposito di disuguaglianza, oggi si torna a parlare prepotentemente di fascismo, dopo i fatti di Macerata.

«I fatti di Macerata sono la punta dell’iceberg di un disagio reale ma che secondo noi non può trovare risposte in quel tipo di reazione. La violenza porta sempre alla violenza e mai a soluzioni. Il tema della migrazione si è acuito con la crisi e, oggettivamente, si tratta di guerre tra poveri. Credo si debba cambiare la legge Bossi-Fini.