La musica libera dalla tirannide - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La musica libera dalla tirannide

La musica libera dalla tirannide

 

 Questa sera nella chiesa della Santissima Annunziata, alle ore 20, gran finale della III edizione i “Concerti in Luci d’Artista”, firmata da Antonia Willburger, con l’ensemble di fiati “San Pietro a Majella” diretto da Eugenio Ottieri

 

Di OLGA CHIEFFI

Gran finale,  stasera, per la terza edizione di “Concerti in Luci d’Artista”, la sezione invernale dei “Concerti d’estate di Villa Guariglia in Tour” che, quest’anno ha allestito un articolato percorso di ben otto appuntamenti. A firmarne l’organizzazione è il CTA di Salerno, l’Associazione “Amici dei Concerti di Villa Guariglia” in collaborazione con il Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno ed il contributo e patrocinio del Comune di Salerno. Domenica, alle ore 20, la Chiesa della SS.ma Annunziata ospiterà l’Ensemble di fiati “San Pietro a Majella” diretto da Eugenio Ottieri che schiera Marcello Masi e Antonio Troncone al flauto, Marco Cocule e Gianpiero Di Lecce al clarinetto, Maurizio Conte, Fabio Montefoschi e Alessio Castaldi al sassofono, Salvatore Liotti e Davide Maiello alla tromba, Vincenzo Vuolo e Cosimo Gargiulo al trombone con Emmanuele Conte alle percussioni. La formazione che attraverserà l’Europa della prima metà del secolo breve, avrà quali solisti il pianista Salvatore Biancardi e la voce di Adria Mortari. La serata è dedicata a tutti gli oppressi e alle vittime di tutte le guerre, un urklang che sconfigga qualsiasi altro tentativo di dittatura, attraverso una scaletta che unisce versi e musiche nati negli anni del nazismo. S’inizierà con l’ Idillio di Sigfrido di Richard Wagner, musicalmente una delle partiture più perfette e pulite mai uscite dalla penna del compositore, qui dispensatore finissimo di sottigliezze timbriche e armoniche in una dimensione cameristica raccolta quanto votata alla luce, e in una luce di apoteosi culminante: la pagina forse più serena e lieta di tutta la sua vita d’artista. Il  materiale musicale che lo compone, così ricco di personale significato emozionale, era già stato utilizzato da Wagner nel possente duetto finale del terzo atto di «Sigfrido», prima delle parole di Brunilde: “Ewig war ich, ewig bin ich”, che introducono la sua decisione di accettare l’amore di Sigfrido. Tale materiale musicale è costituito essenzialmente da due temi strettamente imparentati fra di loro, con il primo, basato sulla cosiddetta melodia della pace in mi maggiore. Versi di Bertolt Brecht “An die Nachgeborenen” e Ballade von den Osseger Witwen, per quindi passare al Kurt Weill “Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny”, con il celebre Alabama song, che segna la parabola scenica di una società dominata dal denaro, dalla prostituzione, dallo sfruttamento. Brecht anticipa i problemi e vizi del mondo odierno. Mahagonny è un luogo utopico, in cui esiste tutto ciò che si desidera e non si possiede. Gli uomini che si trasferiscono in quella terra credono di trovarvi l’amore, l’alcool, la carne, il gioco. Scoprono invece che Mahagonny è una città-trappola dentro la quale si diventa schiavi. “Den Wie mann”, prima di rincontrare il verso di Bertold Brecht in poesie quali Il susino, “La guerra che verrà”, “Il professore che amava la guerra”, “La maschera del cattivo”, immagini di chi a causa delle limitazioni a cui è sottoposto mancanza di libertà, impossibilità ad esprimere il proprio pensiero, difficoltà a realizzare i propri sogni, sfruttamento nel lavoro, essere vittima di atti di violenza, non produce nulla di nuovo e soffre per mancanza di spazio e di luce. Poesie che rispecchiano la drammatica realtà di molte aree del mondo, dove i diritti, che sono stati riconosciuti ad uomini e bambini, vengono violati e si riducono soltanto a semplici enunciazioni, limitando di fatto il “diritto alla vita stessa”. Si continua con il binomio Weill-Brecht per il Salomon Song e Surabaya Johnny, melodia composta per le musiche di Happy End. Ed ecco la suite dall’Opera da tre soldi, con la sua lucida e provocatoria critica sociale del testo e la dirompente forza della sua musica, che la conferma opera estremamente vicina alla crisi di valori umani, sociali e morali che caratterizza i nostri giorni: nel mettere in scena personaggi socialmente emarginati e privi di scrupoli, malviventi, donne di malaffare, poliziotti e uomini di potere corrotti, Brecht e Weill, grazie alla tecnica dello straniamento teatrale e a uno stile musicale che utilizza il linguaggio della musica classica intercalandola con le suggestioni del cabaret, della canzone commerciale, del jazz e della musica da ballo, ci consegnano una visione disincantata e spietatamente critica della realtà che ci circonda. Epilogo contro le ingiustizie di Brecht e finale con con il brano più famoso della “Suite per Orchestra di Varietà”, di Dmitri Shostakovic, il “Valzer n. 2”, reso celebre dalla colonna sonora del film di Stanley Kubrick Eyes Wide Shut. Anche qui, sin dalle prime note del Waltz, saremo catapultati nel mondo dell’orchestrina, con le ancheggianti armonie del pianoforte e il suadente ed ironico tema.