Gentiloni vara il Governo: è quello sconfitto al referendum - Le Cronache
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Gentiloni vara il Governo: è quello sconfitto al referendum

Gentiloni vara il Governo: è quello sconfitto al referendum

di Andrea Pellegrino

Per vedere qualche campano nel governo bisognerà attendere le nomine di viceministri e sottosegretari. Ieri sera il giuramento del nuovo governo targato Gentiloni che poco cambia rispetto a quello Renzi. Anche Maria Elena Boschi ha avuto il suo ruolo. La sua stanza sarà a pochi metri da quella presidenziale a Palazzo Chigi. Prende il posto di Luca Lotti che si dovrà accontentare di un ministero (senza portafoglio) allo sport, abbandonando così l’ambizione di guidare i servizi segreti. Per il resto non cambia nulla se non fosse che Verdini e l’Ala sarebbero pronti a non votare la fiducia al governo, dopo che Zanetti è stato escluso dalla lista dei ministri. Ma per trattare ci sono ancora diverse ore prima che la nuova composizione del governo approdi alle Camere, ed in particolare al Senato, per incassare la fiducia. Non è escluso che il gruppo di Verdini – che comprende anche il senatore D’Anna e la senatrice salernitana Eva Longo – possa ricucire lo strappo a suon di sottosegretari. Proprio Eva Longo era in corsa per un posto di viceministro. Angelino Alfano, neo ministro agli Esteri e leader di Ncd sulla vicenda Ala chiarisce: «Sull’ingresso di Ala nel governo ha scelto il premier in un quadro di continuità con il precedente governo Renzi. Noi a questo ingresso non abbiamo posto ostacoli – ha sottolineato Alfano – e questo governo ha la stessa maggioranza del precedente, anzi qualche numero in più». Non dovrebbero trovare ostacoli i campani Enzo Amendola e Gennaro Migliore, sottosegretari uscenti del governo Renzi nel mentre una sorpresa Salerno ci potrebbe essere. Dario Franceschini, confermato alla guida dei Beni Culturali, potrebbe trascinare all’interno dell’esecutivo nazionale l’ex senatore Alfonso Andria. Sfumata l’ipotesi Quagliariello. All’atto della lettura dei nomi, il senatore di “Idea” – che aveva preso parte alle consultazioni insieme al salernitano Guglielmo Vaccaro – non ha risparmiato critiche: «Lasciamo agli atti che dopo una forsennata campagna referendaria all’insegna dell’accusa di poltronismo rivolta agli esponenti dell’opposizione, i protagonisti della battaglia per il Sì, che avevano legato all’esito del referendum addirittura la prosecuzione della loro esperienza politica, non hanno avuto nemmeno la decenza di saltare un giro». Duro anche il commento di Mara Carfagna: «Maria Elena Boschi ha legato, come se non più di Renzi, il suo destino politico alla riforma costituzionale, eppure le sue parole di alcuni mesi fa non hanno più alcun peso oggi. Ha girato l’Italia ed il mondo per promuovere una riforma costituzionale sonoramente bocciata dagli italiani e nonostante questo la vediamo confermata in un posto di governo. Sarebbe stato apprezzabile un sussulto di dignità che naturalmente doveva sfociare in un passo indietro, suo e di tutti quei ministri spasmodicamente impegnati ed esposti nella campagna referendaria. Registriamo invece un attaccamento alla poltrona da parte di tutti quanti degno di quella peggiore politica che avevano promesso di voler contrastare. Lascia sbigottiti constatare che di fronte alla prospettiva di perdere la poltrona, anche solo per pochi mesi, siano andati in crisi d’astinenza al punto tale da calpestare ed ignorare la volontà degli italiani». Il batticuore per Gentiloni ora è al Senato. Almeno fino a quando non ricucirà con Ala. Denis Verdini potrebbe essere decisivo. Allo stato, almeno sulla carta, Gentiloni può contare su una maggioranza variabile tra i 160 e 170 voti, ma con 18 senatori e 16 deputati Verdini potrà rendere difficile la vita al nuovo esecutivo, dando battaglia sui singoli provvedimenti. Se lo strappo consumato oggi non si dovesse ricomporre, dunque, ancora una volta sarà determinante il pallottoliere. Paolo Naccarato, senatore del gruppo Grandi Autonomie e libertà (Gal), getta acqua sul fuoco e assicura: «Mi dispiace che Verdini ed il gruppo Ala non voteranno la fiducia al governo. Per quanto ne so, il governo non avrà alcun problema di numeri in relazione al voto di fiducia anche senza il loro apporto». Fino ad ora Verdini è sempre stato leale alla maggioranza renziana. A cominciare dal ddl Boschi che nel gennaio scorso (con 180 sì, 112 no e un astenuto) è stato approvato grazie ai suoi voti e a quelli dei tosiani. Alle 21,00 di ieri, dopo il tradizionale passaggio di consegne alla presenza dell’ex premier Matteo Renzi, il primo Consiglio dei Ministri targato Gentiloni.