Si alla tecnologia a scuola, ma con giudizio - Le Cronache
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Si alla tecnologia a scuola, ma con giudizio

Si alla tecnologia a scuola, ma con giudizio

E’ giusto che la scuola si adegui alle novità e soprattutto alla vita hi-tech dei giovani studenti, ma secondo un’indagine Ocse (l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico) in un rapporto su istruzione e competenze informatiche, Pisa 2012 replicato, sembrerebbe che il computer a scuola è usato scorrettamente, comportando danni all’apprendimento.

Un uso moderato del dispositivo, è quello per ricerche scolastiche e supporto ai compiti, superato il minimo consigliato, lo studente non ne riceve il giusto beneficio.

Ne abbiamo la dimostrazione dai Paesi che hanno investito maggiormente in Ict (Information and Communications Technology) negli ultimi dieci anni, quali: Australia, Gran Bretagna e Paesi nordici e Spagna, dove i giovani hanno gravi carenze nelle materie principali.

La tecnologia potrebbe portare a dei risultati migliori ma richiede preparazione da parte della scuola e di conseguenza del corpo docenti.

Installare nuovi strumenti in un luogo dove vige un insegnamento vecchio stampo, non ha alcun senso.

Usare in modo corretto le tecnologie può valorizzare il lavoro dei buoni insegnanti.

Il ricercatore Eric Charbonnier, esperto presso dell’OCSE Pisa, responsabile per la Francia, afferma che l’uso maggiore di internet durante l’orario scolastico, non necessariamente porta a un miglioramento nelle capacità di utilizzo da parte degli allievi.

Anche Francesco Avvisati, economista Ocse, co-autore dello studio, sostiene che i ragazzi mostrano di avere capacità di navigazione intelligente ma non hanno la capacità di dirigere la propria lettura, essendo selettivi nella navigazione e mirando direttamente all’informazione che cercano.

Secondo gli esperti Ocse, il compito della scuola è guidare i ragazzi mettendo a disposizione

gli strumenti informatici ma anche il tempo per utilizzarli, con un rilevante livello di preparazione degli insegnanti.

 

di Letizia Giugliano