Ex vescovo di Vallo della Lucania rinviato a giudizio per diffamazione - Le Cronache
Salerno Sud

Ex vescovo di Vallo della Lucania rinviato a giudizio per diffamazione

Ex vescovo di Vallo della Lucania rinviato a giudizio per diffamazione

Ex vescovo di Vallo della Lucania rinviato a giudizio: Giuseppe Rocco Favale, vescovo della diocesi vallese, nel Cilento, dal 1989 al 2011, è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Vallo della Lucania per diffamazione. Al centro della vicenda giudiziaria, le parole rilasciate dal vescovo ad una emittente locale, Rete Sette, il 4 luglio del 2011 a proposito della polemica ingaggiata dall’attore e direttore artistico della compagnia “Velia Teatro” Michele Murino, che non ha mai perdonato all’ex vescovo di Vallo la decisione di chiudere le porte del teatro “La Provvidenza”, gestita dalla diocesi, alla compagnia. Nell’intervista, monsignor Rocco Favale, rispondendo alle accuse di Murino, che tra l’altro lo aveva denunciato all’Antitrust per gestione monopolistica del settore spettacoli del Cilento, invitava a tenere “sempre le spalle dritte”, senza piegarsi “davanti ai ricatti, perché queste costrizioni non sono altro che una forma di camorra un po’ particolare, e le camorre non fanno bene a nessuno.”. Di qui la denuncia del direttore artistico di “Velia Teatro” e la decisione del giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Vallo della Lucania, Massimiliano De Simone, di rinviare a giudizio l’ex vescovo, oggi 80enne a riposo, per diffamazione. Non è la prima volta che il prelato lucano finisce in un’aula di tribunale. Già nel 2009, infatti, era stato condannato sempre per il reato di diffamazione dal tribunale di Napoli. Al centro della vicenda, una lettera aperta indirizzata ai fedeli nella quale monsignor Favale accusava l’allora presidente del Tribunale di Vallo della Lucania, Claudio Tringali, di accanimento nei suoi confronti a proposito di una indagine su presunte irregolarità nell’uso di fondi per la ristrutturazione di un convento a Centola-Palinuro. Il vescovo, accusato di falso e abuso di ufficio, venne poi assolto per non aver commesso il fatto.