Salvatore Vozza, la sfida del reddito minimo - Le Cronache
Attualità

Salvatore Vozza, la sfida del reddito minimo

Salvatore Vozza, la sfida del reddito minimo

di Andrea Pellegrino

«Avevamo posto un tema al Partito democratico: liste pulite ed un programma che partisse da territorio, ed invece le nostre proposte sono state rispedite al mittente». Salvatore Vozza, candidato alla presidenza della Regione con “Sinistra al lavoro per la Campania” lancia la sua proposta di governo, equidistante da Caldoro e De Luca. «In lista con noi – dice – ci sono candidati che hanno sottoscritto una autocertificazione. Tre cose hanno dichiarato: mai condannati, nessun procedimento penale in corso e mai candidati con il centrodestra». Tra le prime proposte, «dieci delibere, dieci atti concreti». Una boccata d’ossigeno subito? «Riproponiamo il reddito minimo».
Una candidatura alternativa, dunque, alle due corazzate di Caldoro e di De Luca?
«Abbiamo fatto una scelta valutando al situazione che si stava delineando in Campania. Da una parte un candidato uscente, Caldoro, che ha portato la Campania al disastro con situazioni davvero molto difficili in tutti i settori. Penso alla sanità, ai trasporti, ai fondi europei. Ma l’elenco è lunghissimo se pensiamo solo all’emergenza ambientale in cui versa la regione. Ma ancora: sta esplodendo anche una tensione sociale forte, abbiamo vertenze aperte che interessano tanti lavoratori. Dall’altra parte, poi, c’è un Partito democratico che nel corso di cinque anni non ha fatto opposizione, è stato del tutto assente in Consiglio regionale, anche con elementi di consociativismo. Noi avevamo posto un tema al Partito democratico un anno fa, in un Consiglio in cui ci sono 57 indagati su 60 (inchiesta Rimborsopoli, ndr), dove ci sono consiglieri indagati per camorra, addirittura arrestati. Un tema che ora sta esplodendo ma che abbiamo posto un anno fa chiedendo al Pd le dimissioni dei propri consiglieri, aprendo così un caso nazionale. Ebbene, il Pd fece solo finta di dimettersi per poi ritirare il tutto e proseguire la legislatura come se nulla fosse accaduto.  Questo Pd non ha fatto opposizione e devo dire ha un’impostazione della campagna elettorale che non condivido. A partire dal balletto delle primarie a finire ad oggi che vede in campo un candidato presidente non proclamabile. Oggi è solo e soltanto una sfida personale di Vincenzo De Luca che attende la rivincita rispetto alla sconfitta di cinque anni fa. Ecco perché ha messo su una coalizione così: raccogliendo di tutto e sancendo accordi con Ciriaco De Mita».
Forte è stata la presa di posizione di Saviano ma ci sono anche perplessità di Bassolino. Insomma qualcosa si sta muovendo all’interno del Pd in Campania…
«Sono contento di non aver avuto torto quando ho sollevato questi problemi. All’epoca tutto quello che oggi viene portato alla luce era visto con banalità. Noi ai candidati abbiamo chiesto tre cose semplici: che non fossero condannati, che non avessero procedimenti penali in corso, non fossero mai stato candidati nel centrodestra. Questa dichiarazione è stata firmata da tutti».
Per il Pd era quasi impossibile far firmare questo documento…
«Ma questa era la sfida; la sfida delle liste pulite, che noi abbiamo lanciato mesi fa. La Campania merita altro. Ed oggi guardando i sondaggi emerge un dato preoccupante: il 53-54% dei campani non vuole andare a votare. Se ciò dovesse essere confermato, chi vincerà avrà la minoranza dell’elettorato. Se vogliamo intercettare gli indecisi e gli scontenti dobbiamo cambiare passo».
Nella coalizione di De Luca non c’è stato un unico criterio: con Alfieri si è ragionato in un modo, con i sindaci in un altro e con determinati candidati in un altro ancora. Queste liste sostanzialmente chi le ha composte, direttamente De Luca?
«Nessuno può nascondersi dietro a nulla. Tutti sapevano e soprattutto sapeva Vincenzo De Luca. Perché c’è una doppia dichiarazione: quella del presidente verso la lista collegata e quella della lista collegata verso il presidente. Quindi nulla è stato fatto all’oscuro di nessuno. Naturalmente ciò vale anche per Stefano Caldoro. Non passi sotto traccia che la fase del “consentinismo” ha caratterizzato l’avvio della legislatura dell’attuale governatore. E le liste inquinate sono anche qui. Diciamo che le due forze che sulla carta sono le più forti hanno fatto l’errore di mettere in campo di tutto».
Pensa, alla luce delle coalizioni presentate, che sarà garantita la governabilità?
«Intanto penso a un dato: io sono stato tra i primi, nelle ore in cui c’è stato il doppio omicidio a Salerno, a denunciare l’accaduto. Non lo so, non m’interessa chi sono le persone coinvolte e non so se è uno scontro tra clan o altro ma due persone ammazzate per il controllo delle affissioni è qualcosa di estremamente grave. Certamente non voglio marchiare la città di Salerno ma qualcosa va fatto immediatamente. Se si ammazza per mettere i manifesti, allora sui pacchetti di voti che accade? Questa è una campagna elettorale che è nata male perché ci sono gruppi che hanno interesse a proseguire vecchi meccanismi. Quindi bisogna stare attenti».
Cosa si può fare?
«Io intanto ho chiesto che venga il Ministro degli interni».
Forse è il caso che il Ministro degli interni nomini il prefetto di Salerno. Da mesi la Prefettura di Salerno è sede vacante…
«Appunto. Che venga qui, convochi il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza e lanci il messaggio giusto. Cosa accadrà nel giorno delle elezioni? Cosa accadrà davanti ai seggi? Meglio porsi queste domande prima».
Parliamo di Salerno. Un giudizio su De Luca?
«Io sono stato sindaco e so come è complesso governare una città. Il giudizio su De Luca è complesso. Ha governato per venti anni. Sarà la gente ad esprimersi il prossimo anno. In questo momento è tempo di mettere da parte le vecchie fotografie e pensare al futuro, alla ripresa economica ed anche industriale di alcune aree della Campania e della stessa provincia di Salerno. Prendiamo il tema non rappresentato dalle vecchie contrapposizioni tra aree interne e fascia costiera: occorre cercare un’armonia tra le diverse parti della Campania sapendo che queste realtà rappresentano una forza straordinaria per la ripresa in Campania. Non abbiamo bisogno di chi alza la voce o parla per slogan. Questo lo fanno già i cinque stelle. Noi abbiamo invece la necessità di mettere in campo una proposta che parte dalla rabbia della gente, alla disaffezione che c’è verso la politica».
A proposito di slogan: i 20mila posti di lavoro promessi da De Luca?
«Noi abbiamo scritto un piano, un programma a mio avviso davvero buono ed eccellente e non facciamo slogan. Presenteremo dieci delibere, indicheremo concretamente – con dieci atti – quali potrebbero essere le prime azioni di governo, le prime delibere adottate dalla giunta Vozza in materia di sanità, trasporti, ambiente, acqua pubblica, sul piano casa, noi pensiamo di mettere in campo un’altra idea di piano casa. Presenteremo una riforma organica dell’agricoltura in Campania, perché questo è un tema che parla anche a queste realtà e faremo anche una cosa, utilizzeremo lo sblocca Campania. Come? Nella programmazione 2014- 2020 ci sono altri dieci miliardi di euro che speriamo non facciano la fine dei fondi europei precedenti che abbiamo rimandato in Europa. Quei dieci miliardi con il finanziamento anche dei privati danno vita a circa quindici miliardi di euro. Utilizzare bene queste risorse determina sulla Campania un effetto di questo tipo, si può ridurre il tasso di disoccupazione generale del 5% in cinque anni, ridurre il tasso di disoccupazione giovanile del 20% e ridurre l’addizionale Irpef e Irap dello 0,3%. Quindi parliamo anche ad un sistema delle imprese ai giovani e ai disoccupati».
In Regione Campania c’è anche una macchina burocratica abbastanza appesantita sia per un problema generazionale che di struttura …
«La Regione sta facendo quello che non dovrebbe fare. La Regione non deve fare gestione, deve fare programmazione, deve legiferare, deve definire la cornice generale entro cui consentire agli enti locali di poter svolgere le loro funzioni. Una Regione deve saper delegare ai propri territori e soprattutto deve avere un piano strategico, determinando la collaborazione con i territori. Io devo avere un piano strategico per capire su quali settori voglio investire per poi determinare una strategia e quindi anche l’utilizzo dei fondi europei. Pensiamo di fare un lavoro immediato per esempio destinando il reddito minimo, quindi offrendo anche alle famiglie un sostegno. Cose immediate che danno respiro».
Per evitare una nuova rimborsopoli regionale, eliminerà i rimborsi ai gruppi regionali?
«Ma guardi, su questo c’è già una Legge regionale che taglia su vitalizi, rimborsi e così via. Bisogna continuare, fare in modo che ci sia un grande rigore. La gente è in condizioni disperate, non ci possiamo consentire che la politica dia il peggio in queste vicende».