Il carnevale e le tradizioni popolari - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Il carnevale e le tradizioni popolari

Il carnevale e le tradizioni popolari

Nel suo libro su Rabelais, Michail Bachtin osserva, a proposito del “realismo grottesco” che caratterizza i carnevali medievali:  “Abbassare consiste nell’avvicinare alla terra, nel comunicare con la terra, intesa come un principio di assorbimento, e, insieme, di nascita: abbassando, si seppellisce e si semina, e, nel medesimo tempo, si dà la morte per poi ridare la luce. Abbassare vuol dire far comunicare con la vita della parte inferiore del corpo, quella del ventre e dei genitali, e quindi, con degli atti come l’accoppiamento, il concepimento, la gravidanza, il parto, l’assorbimento del cibo, il soddisfacimento dei bisogni naturali. L’abbassamento scava la tomba corporea per una “nuova” nascita. Per questo esso non ha soltanto un valore distruttivo negativo, ma anche positivo, rigeneratore: esso è ambivalente, negazione e affermazione. Si precipita non solo verso il basso, nel nulla, nella distruzione assoluta, ma anche nel basso produttivo, proprio là dove si effettuano il concepimento e la nuova nascita, dove tutto cresce a profusione…”. Metaforicamente Bachtin sembra quasi evocare le caratteristiche gestuali salienti del ballo montemaranese, che questa sera, alle ore 19, inaugurerà la seconda giornata della VI edizione di “Popolo ‘e Tammurriata”, un progetto permanente che guarda alla musica popolare non solo come inestimabile patrimonio culturale da tutelare e diffondere, anche come concreta opportunità di lavoro per quanti, soprattutto giovani, vogliano impegnarsi nei suoi diversi settori: dall’artigianato di qualità degli strumenti tradizionali alla ricerca, dall’esecuzione musicale all’organizzazione di eventi. musica che viene intesa sempre di più come un segno di identità collettiva insieme alla riscoperta delle proprie radici e tradizioni, costituisce uno straordinario veicolo di valorizzazione e promozione delle eccellenze artigianali e agro alimentari del nostro territorio. La serata vedrà protagonista, infatti, Agostino Catarinella, direttamente dal Carnevale di Montemarano, in qualità di capodaballo, esempio per una approfondita analisi di questa danza antica. Si cederà poi spazio al dibattito “Grani di futuro”, in cui si accenderanno i riflettori sulla risorsa delle tradizioni popolari e della musica con Antonio Giordano, presidente dell’Associazione Daltrocanto e ideatore della kermesse, Erminia Pellecchia, giornalista, Paolo Apolito, antropologo, Valerio Ricciardelli musicologo, Carlo Faiello musicista, Mario Salzarulo sociologo, Pasquale De Cristofaro regista, Paola Capone direttore editoriale di Area blu e Pasquale Persico economista. Di seguito ancora musica con la Compagnia Daltrocanto, in “Cantando sotto le stelle”, l’omaggio alla voce di Rosa Balistreri, la siciliana di Licata dotata di una originalissima voce, dal timbro forte e molto scuro, ricca di ornamenti, vibrati e melismi e soprattutto di una carica umana non comune, da parte di Sandra Graniti. Ascolteremo i canti di lavoro da Sebastiano Roscigno, Rocco Zambrano e Biagino De Prisco e Zì Lucia, valvola di sfogo delle classi disagiate che, tramite il canto ed il ballo, esorcizzano il malessere legato allo sfruttamento ed alla fatica del lavoro. Supportata da Tonino Valletta, Piera Lombardi chiuderà la serata riproponendo il repertorio classico cilentano e campano rivisitato in chiave Etno-Pop. Sabato grande festa popolare con oltre venti gruppi, per rivivere il momento rituale carnevalesco in cui la grande cultura contadina del Mediterraneo, sprigionandosi, ritrova e svela le sue radici più arcaiche, rendendoci partecipe del suo infinito sogno collettivo.

Olga Chieffi