Centrale, la Prefettura non convoca De Luca - Le Cronache
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Centrale, la Prefettura non convoca De Luca

Centrale, la Prefettura non convoca De Luca

di Marta Naddei

La Centrale del Latte la difendono solo lavoratori e sindacati. La difendono dalla privatizzazione contro un “nemico” silenzioso e assente. Già, perché ieri mattina, dinanzi al vice prefetto di Salerno Giovanni Cirillo il sindaco Vincenzo De Luca, massima espressione del Comune (proprietario al 100% dell’azienda) non c’era. Non perché avesse disertato l’incontro, ma perché dalla Prefettura, non è stato nemmeno convocato. Il motivo? Sarebbe troppo complicato pretendere di avere Vincenzo De Luca ad un tavolo di concertazione. In sostanza, gli esponenti del Governo sul territorio hanno candidamente ammesso di ritenere di non avere il ruolo adatto per convocare Vincenzo De Luca. «Non è mica il sindaco di Roccacannuccia» – si sono sentiti rispondere gli attoniti rappresentanti sindacali e la delegazione di lavoratori. Insomma, una vera e propria battaglia contro i mulini a vento, senza un interlocutore, la proprietà, con cui poter discutere. Ieri mattina, la seconda giornata di sciopero dei 51 dipendenti della storica azienda del latte di Salerno che hanno presidiato piazza Amendola nella speranza di ottenere risposte da qualcuno. Ma il qualcuno a cui poter porre delle domande non c’era: dunque, l’incontro in Prefettura per provare a fermare la procedura di vendita delle quote della Centrale del Latte si è risolto con un nulla di fatto. Ma De Luca non era l’unico assente della giornata: mancavano anche i protagonisti della filiera lattiero-casearia della provincia di Salerno. Allevatori e distributori non hanno ritenuto di dover dare man forte nella protesta. Così come non lo hanno fatto i cittadini. C’erano, invece, nuovamente gli “Eldo boys” e gli operai della Filtrona, uniti in un unico dramma lavoro. Lunedì mattina si terrà una riunione presso l’azienda per decidere quali altre azioni intraprendere nei prossimi giorni. Tanta l’amarezza espressa dai sindacati, sgomenti dal colloquio con il vice prefetto (il prefetto era impegnato al Regina Margherita, ndr). «Ci siamo spesso ritrovati a criticare gli imprenditori privati per i loro atteggiamenti di chiusura – hanno detto Ciro Marino della Uila Uil e Giuseppe Baldassarre della Fai Cisl – ma qui siamo la paradosso. Qui è la parte pubblica a fare da ostacolo. Le persone in piazza a protestare non sono solo i dipendenti di questa azienda, ma sono anche dei cittadini e come tali vanno rispettati dall’amministrazione comunale. Con questo atteggiamento si rischia di esasperare solo gli animi. Speravamo anche in una maggiore partecipazione di tutti i protagonisti della vicenda al fine di fare fronte comune ma così non è stato. Quanto accaduto in Prefettura è gravissimo anche perché è stato un organo di Governo a parlare. La nostra protesta andrà comunque avanti». Critico anche il segretario generale della Cgil, Maria Di Serio che ha invitato «ognuno a prendersi le proprie responsabilità. Il nostro territorio è in estrema sofferenza e sembra che qualcuno non se ne sia ancora accorto». In piazza anche gli esponenti del Partito dell’Alternativa comunista, con il coordinatore regionale Valerio Torre che invita a a «proseguire la lotta ad oltranza, occupando lo stabilimento, cacciandone gli inutili e strapagati manager e riprendendo la produzione sotto controllo operaio e di comitati di cittadini-utenti, per giungere finalmente alla gestione operaia della Centrale, per una sua autentica ripubblicizzazione». Anche il deputato del Movimento Cinque Stelle Mimmo Pisano si è espresso sulla vicenda, essendo anche tra i firmatari, nei mesi scorsi di una interrogazione parlamentare contro la vendita della Centrale del Latte, con cui fu smascherata la non obbligatorietà della cessione dell’azienda, punto su cui invece si fondava la tesi dell’amministrazione comunale. «Da sempre il Comune ha utilizzato la Centrale del Latte come un Bancomat, mettendo la società in condizione di non poter investire in ricerca e sviluppo dei prodotti. Oggi si decide di venderla senza spiegare ai cittadini il reale motivo».