La storia del rancio di bordo - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La storia del rancio di bordo

La storia del rancio di bordo

Una carrellata storica su quello che mangiavano a bordo delle navi i marinai: il cosiddetto “rancio di bordo”, a partire dal medioevo e fino ad oggi è stata proposta dal Capitano di Vascello Alessandro Pini, dello Stato Maggiore della Marina Militare, che studia l’alimentazione dei marinai, durante l’incontro organizzato, al Circolo Canottieri Irno, in interclub dai soci del Club Rotary Salerno Est, presieduto dal dottor Ernesto Levi e dal Rotary Club Salerno Picentia, presieduto dal dottor Silvio Cocurullo. Il Capitano Pini, ha spiegato che ci sono alcuni punti comuni, riguardo il mangiare per mare, tra i marinai del 1500 e quelli di oggi «La difficoltà di conservazione del cibo, la necessità di avere cibo fresco, la dipendenza dai fattori atmosferici, gli ambienti ristretti di una nave. Naturalmente la tecnologia nei secoli è venuta in aiuto: duecento anni fa non esistevano i frigoriferi e la conservazione dei cibi era un problema. I marinai dell’epoca ricorrevano a tecniche di conservazione quali: l’utilizzo delle spezie, la salatura, l’affumicatura, la marinatura dei cibi. Costante era il ricorso alla “galletta”, il pane dei marinai, ricca di carboidrati, che è stata una compagna dei marinai per cinquanta secoli». Il Capitano Pini ha anche accennato a quanto sia importante psicologicamente, per il morale dei marinai, ma anche per la loro salute, l’alimentazione servita a bordo e di come, prima del 1750 molti marinai di lungo corso, che stavano per lungo tempo in mare, morissero per lo scorbuto, causato della mancanza nella dieta di vitamina C, contenuta nella frutta e all’epoca impossibile da conservare fresca. «Solo grazie al Capitano Cook si scoprì che alcuni sciroppi di limone o di arancio avessero una funzione antiscorbutica. Cook risolse per primo anche il problema della conservazione dell’acqua potabile. Fu anche il precursore dei dadi da cucina che ricavava dal brodo di carne fatto bollire a lungo, dal quale otteneva un concentrato che veniva versato e lasciato asciugare in appositi stampi». Oggi l’alimentazione delle navi della Marina Militare Italiana si attiene ai dettami della scienza e della conoscenza applicati al mondo della Marina. «Bisogna predisporre tutto affinché il marinaio si senta a casa, anche dal punto di vista alimentare. Si segue molto la Dieta Mediterranea. I marinai italiani mangiano bene. C’è anche la “pizza di mezzanotte” che ormai è diventata una tradizione: viene servita ai marinai durante il cambio di guardia». Il Capitano Pini ha mostrato, attraverso delle slide, la sua collezione di menù storici, serviti sulle navi della Regia Marina Italiana, in base ai quali lo chef del Circolo Canottieri Irno, Matteo Ragone, durante la serata, ha preparato alcune pietanze, rivisitando un pasticcio di maccheroni alla romana, servito sulla Regia Nave Vittorio Emanuele il 12 maggio del 1909; un pollo a la Marengo, che piaceva molto a Napoleone, servito sulla Regia Nave Morosini il 14 maggio del 1895 e una creola di caffè, con tortino di gallette, servito, a bordo di una nave della Regia Marina, durante una colazione del 2 gennaio del 1939.

Aniello Palumbo